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Letto per voi … Correre è una filosofia
“Correre è una filosofia. Perché si corre”. Ed ancora “Eccola qui, la felicità della corsa, il gusto di un gesto senza senso, che non produce niente, che non serve a niente. Nemmeno il traguardo conta. Nemmeno il risultato. … Kilian Jornet con una frase dice tutto quello che c’è da dire: “Non è più forte colui che arriva prima, bensì colui che gode maggiormente facendo ciò che fa”. Vince chi gode di più. In fondo, quale felicità più grande si potrebbe rincorrere?”
Quanto appena riportato è il titolo, il sottotitolo e la sinossi della prima e quarta di copertina del nuovo libro di Gaia de Pascale.
Il volume, dedicato a Marco Olmo, uomo simbolo del trail sulla lunghissima distanza e del quale ha raccontato la storia e filosofia di corsa ne “Il corridore. Storia di una vita riscatta dallo sport”, offre una “carrellata” di esempi, diversi e lontani nello spazio e nel tempo tra loro, legati ad animali, uomini preistorici, comuni e mitologici, personaggi fantastici, atleti e sportivi ripercorrendone le vicende. La corsa è un elemento comune nella vita e vicende di personaggi come un faraone, Aiace, Antioloco, Ulisse, Filippide, Hermes, Achille, Giusy Versace, Forrest Gump, Alice (nel paese delle meraviglie), Pinocchio, Mennea, Gianni Storti, Mundula, tribù indigene, di giornalisti, di cantanti, di dannati nell’inferno dantesco, … l’elenco è lunghissimo.
Correre è dunque una filosofia; se ogni esempio riportato nel libro è una filosofia a sé stante, che nasce da motivazioni o azioni differenti, ma tra loro legate ed intrecciate come una rete (di filosofie) bisogna ammettere che esiste anche un nucleo centrale che le raccoglie e le “nutre”: la corsa in quanto tale.
Le motivazioni della corsa, elencate dalla stessa autrice, sono molteplici; si corre per soddisfare una necessità o un bisogno, per dimostrare il proprio valore, la forza, conquistare la libertà, dare un senso alla propria vita, cercare la solitudine interiore o la socializzazione, volersi emozionare, soddisfare un piacere, conoscere e/o superare il proprio limite (fisico o mentale); … la tesi della scrittrice è semplicemente che correre rende felici.
La felicità, la ricerca della felicità, in fondo, è uno dei temi ricorrenti nella filosofia antica ed è un tema attuale, ancora oggi.
Il capitolo finale del volume è, dopo la “carrellata” di esempi, la conclusione del suo pensiero, dove il “perché” della corsa trova la risposta nell’annullamento delle molteplici motivazioni che si possono trovare. Il tutto diventa niente. La corsa è corsa in quanto tale, e correre è bello perché è un’attività “inutile”, e proprio per questo rende felice chi la pratica. Quando corriamo dimentichiamo la fatica, il dolore, la corsa ci riporta alla pienezza dell’esistere, ci porta ad uno stato di estasi (peak experience) nel quale il corridore culmina nel flow, la gratificazione, il piacere puro, l’annullamento totale, l’oblio. Iniziamo a sognare!
Giovanna Barone