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Maratona di Palermo…si grazie!
Riceviamo e pubblichiamo il racconto di Antonio Patriarca, atleta piemontese che ha preso parte alla maratona di Palermo. Un "viaggio" nei 42,195 della sua gara tra fatica ed emozioni
Un racconto originale e colorato d’ironia, intriso di amore nei confronti della Maratona di Palermo dello scorso 18 novembre e della città. Una “fotografia” di quella che è la gara, Palermo, l’ essenza di un amore verso la regina delle distanze che corsa nel capoluogo siciliano acquista tutto un “sapore” diverso, un gusto che rimane dentro, quasi “amore-odio” che si trascinano per 42,195 km, fino al traguardo finale che appare una liberazione e che invece è la più bella delle promesse: “tornerò a Palermo per festeggiare le notte d’Argento della maratona”…per rivedere “di corsa” Mondello e le bellezze artistiche della città, val bene attendere un anno…
” Maratona di Palermo?
No, grazie!
No, thanks!
Why not?
Because I like New York.
E chi ama correre a New York non può desiderare di correre a Palermo.
Perché a New York possono correre, o far finta di correre, tutti; a Palermo, possono correre, e non far finta di correre, solo i veri maratoneti, allenati a correre con gambe, cuore e cervello; educati a nascondere lacrime di dolore dietro un sorriso accattivante.
La Maratona di Palermo è così: non un evento per divertimento, bensì un momento foriero di possibile annientamento.
La Maratona di Palermo è per soli esperti.
Esperti di cosa?
Di polvere e di asfalto.
Di vento e di sudore.
Di profumi e di colori.
Di applausi e di insulti.
Di sole e di solitudine.
Dieci ingredienti spesso bagnati alla partenza da una discreta pioggerellina ben augurante, necessaria perché nel cielo spunti l’arcobaleno. Un doppio arcobaleno, l’anno scorso, come i due binari sui quali sarebbe sferragliato il treno dei maratoneti.
La Maratona di Palermo non è né piatta, né facile, né monotona.
È tecnica, impegnativa, ipnotica.
Ammaliatrice!
Quando il brusio dei fantomatici spettatori si confonde con lo sciacquio delle onde (litorale di Mondello), puoi captare l’eco di Scilla e di Cariddi che inquieta la tua memoria, agita la tua volontà, annebbia il tuo intelletto, fiacca le tue facoltà;
quando l’asfalto trattiene le tue scarpette come fosse una calamita e le appesantisce negli “strappetti” del 7°, 17°, 27° chilometro;
quando alla Favorita la scalata del “muro del pianto” le inchioda con i crampi dal 37° al 40° chilometro in
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
… ebbene:
mai le tue labbra pronuncerebbero la fatidica frase: “Ma chi me lo ha fatto fare!”, perché il tuo cuore zittisce la tua bocca con la ferma determinazione:
“Ce la debbo fare! Ce la posso fare!”.
Hai esaurito le tue risorse e hai toccato il fondo della tua fragilità: da chi o da cosa può venirti l’aiuto a non mollare? Un aiuto generoso viene dall’empatia dei volontari che valutano con occhio clinico la tua andatura, pronti a intervenire in caso di necessità. Con discrezione, ma anche con determinazione, ti incoraggiano ad andare avanti perché, secondo loro, “ormai è finita” e “ il traguardo è dietro l’angolo”: frasi trite e ritrite, ripetute come un mantra ad ogni maratoneta, che sono, però, come un balsamo per i muscoli irrigiditi e un cordiale per il cuore affaticato.
Un aiuto altrettanto efficace potrebbe venire dalla disponibilità ai posti di ristoro, almeno dal 21° km in avanti, di the caldo e soprattutto di Coca Cola.
Queste bevande sarebbero in grado di “rigenerare” i muscoli affaticati metabolizzando i corpi chetonici e ripristinando livelli accettabili di glicemia.
In questo modo, tutti i 7 sensi verrebbero “ripristinanti” e tutte le sensazioni esaltate:
- il sistema immunitario, perché all’improvviso un senso di benessere allevia il peso della fatica;
- il sistema cenestesico, perché resetta le coordinate spazio-temporali, raddrizzando la postura e ridandoti stabilità;
- il tatto, confortato dal con-tatto con le mani degli spettatori che sempre ti applaudono e spesso ti toccano;
- l’olfatto, esaltato dai profumi pungenti della macchia mediterranea;
- l’udito, risvegliato dalle acclamazioni e dagli incitamenti lungo tutto il percorso, ma soprattutto in prossimità del traguardo;
- il gusto, blandito dal ricordo di arancini, caponata, pasta con le sarde, cannoli e cassate a cui hai rinunciato nei giorni prima della maratona e che stasera onorerai in compagnia di amici;
- la vista, rigenerata dai colori di terra cielo e mare, così come li ammiri nella Vuccirìa di Renato Guttuso.
Subito dopo, gli igienisti possono usufruire di una doccia calda; i claudicanti, dell’intervento di esperti massaggiatori; gli spartani ad oltranza, del sole e del vento: il sole detergerà le lacrime, di gioia questa volta; il vento asciugherà il sudore fino a quando un brivido (di freddo? di piacere? cosa importa!) massaggerà la tua schiena,
Il rumore diventa brusio, i volti diventano ombre, gli odori diventano profumi.
All’improvviso, una voce (interna? esterna? cosa importa!) risuona al mio orecchio:
– Hai già pensato alla prossima maratona?
La risposta non si fa attendere:
– Quella di primavera sarà forse Padova, o Trieste, o Santhià. Non so…
E poi, mettendomi in piedi senza particolari sforzi, guardando dritto verso un punto all’orizzonte che potrebbe essere il Palazzo dei Normanni o la spiaggia di Mondello, rispondo non tanto all’immaginario interlocutore quanto piuttosto a me stesso:
– Di certo, a Dio piacendo e gambe permettendo, a novembre sarò di nuovo qui a Palermo! Festeggiare le Nozze d’Argento della Maratona in una città come Palermo vuol dire per tutti i partecipanti tornare a casa non solo con 42 chilometri in più nelle gambe, ma soprattutto con 25 anni di meno nel cuore! “
Dr. Antonio Patriarca
Foto copertina Silvia Camerata
Ho avuto il privilegio di scambiare due chiacchiere col Dr Antonio e mi sono subito reso conto che avevo dinanzi a me un Uomo, un Runner che amava davvero la nostra Città. Egli proviene dal Piemonte e mi raccontava che con grande enfasi ed entusiasmo era ritornato a correre ” Palermo ” per gustarne ancora gli odori, i colori e l’affetto dei Palermitani. Devo dire con grande sincerità, come faccio sovente con tanti partecipanti, di avergli chiesto di volermi segnalare eventuali criticità o punti sui quali l’organizzazione si possa nel tempo migliorare.
Bene, Antonio mi ha inviato ciò che avete letto e di questo gliene sono davvero grato.
vincenzo alaimo – mktg – maratona di Palermo