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Fase 2: i possibili scenari a partire dal 4 maggio

Cautela da parte del premier Conte: vietati invece gli spostamenti tra regioni. Dovrebbero restare ancora off limits i bar e i ristoranti che potrebbero riaprire dopo seconda metà maggio

Saranno possibili le passeggiate ma non si potrà correre nei parchi che potrebbero rimanere chiusi. Sarà possibile spostarsi tra i comuni ma non tra le regioni, andare a trovare i parenti o recarsi alle seconde case ma divieto assoluto di assembramenti. Sono i possibili scenari a partire dal 4 maggio, l’inizio della così detta fase 2. Scenari che da qui a domenica potrebbero essere svelati e annunciati in una attesissima conferenza stampa del Premier Conte.

 Dicevamo ipotesi, sulle quali si sta ragionando e che ancora “non ci sono date definite, l’unica cosa certa è che negozi e ristoranti non riaprono il 4 maggio”. Ma, secondo quanto si apprende da fonti ministeriali, si sta ragionando sulla possibilità di procedere con aperture graduali nel corso del mese di maggio. Ad esempio, sui negozi al dettaglio, una data possibile per la riapertura potrebbe essere quella dell’11 maggio, mentre bar e ristoranti dovrebbero attendere fino alla settimana successiva.

Con buona certezza, dal 4 maggio si potrà tornare a uscire, anche se sarà obbligatorio l’uso di una mascherina. Si dovrà però farlo da soli, con le uniche eccezioni rappresentate dai figli minori e i conviventi. Via libera anche agli spostamenti da un comune all’altro ma nell’ambito regionale e allo sport all’aria aperta anche lontano da casa.

Saranno tre i prerequisiti per le riaperture. Li ha indicati da Colao (a capo della task force): curva dei contagi stabile o in miglioramento; una rete ospedaliera adeguata per reagire allo scoppio di nuovi focolai; disponibilità di mascherine e degli altri dispositivi che per questo primo step sono sufficienti.
Ma tanto per le mascherine e i dispositivi di sicurezza quanto per un eventuale una seconda ondata di contagi sarà fondamentale un monitoraggio costante settimana per settimana. Qualora emergesse – ha detto Conte – in un determinato territorio la ripresa della diffusione del Covid scatterebbe l’allarme rosso: in particolare se il parametro R0 dovesse superare il valore di 1 (cioè per ogni positivo c’è un contagio mentre attualmente è a 0,7) oppure, altrettanto grave, se in quella zona non ci fossero sufficienti dispositivi di sicurezza. In questo caso si imporrebbero immediatamente nuove misure di lockdown “mirate”.

Determinante ovviamente sarà il rispetto dei protocolli di sicurezza messi a punto dalle parti sociali (dal termoscanner alla sanificazione degli ambienti, alla dotazione dei dispositivi di sicurezza a partire da guanti e mascherine). Ma anche da quelli che devono assicurare le Regioni chiamate a loro volta a garantire ad esempio una adeguata presenza di Covid hospital, che saranno peraltro stabilizzati nel prossimo decreto Aprile, di trasporti pubblici e piani mobilità che evitino assembramenti ecc.
 

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