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Cartelloni choc a Cagliari, presi di mira anche i podisti
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Se voleva farsi pubblicità, il sindaco di Cagliari, c’è riuscito benissimo, se voleva lanciare un messaggio diretto e vincente, ha perso una grande occasione. Perché la campagna lanciata dal primo cittadino sardo per invitare i cagliaritani a rimanere a casa, in questa difficile e complicata emergenza sanitaria, è risultata essere tanto dura quanto offensiva, finendo con il colpire ancora una volta la parte più debole della “catena”, i podisti, colpevolizzandoli oltre modo, oltre ogni lecita critica, che si possa a loro rivolgere.
Il classico terrorismo mediatico che crea odio e risentimento. Sappiamo benissimo quanti morti si contano in Italia, quanti i contagiati, il lavoro estenuante di medici, infermieri, dei volontari, della protezione civile, della croce rossa; sappiamo che ognuno di noi deve svolgere il suo compito per gli altri e nel rispetto di tutti, ma il sottolineare che tutti i mali del mondo sono i podisti che corrono, comincia a dare fastidio. Laddove si può ancora correre, si può disquisire sulla eventuale opportunità di farlo (seguendo sempre le giuste direttive) ma adesso si sta passando dalla figura del podista untore a quella del podista killer. Una provocazione errata, con il messaggio che mira a creare un senso di colpa, in chi lo legge…
Almeno i diversi manifesti formato gigante che riportano semplicemente il testo, duro: «Quando hanno intubato mio padre – recita uno – ho ripensato a quella passeggiata che dovevo evitare». In un altro il testo del manifesto dice: «Quando mio figlio è stato contagiato, ho capito che dovevo rinunciare a quella spesa inutile», il terzo: «Quando hanno portato mia madre in ospedale, ho capito che dovevo rinunciare alla corsa, il quarto “Quando ho visto trasportare le bare, mi sono vergognato di essere uscito di casa senza ragione”.
“Ai cittadini di Cagliari, un abbraccio”…
Ed i vertici Fidal cosa dicono? I tapascioni sono buoni solo quando pagano e rinnovano. Il rispetto delle regole innanzitutto. La difesa della dignità è doverosa.