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Alla scoperta della Sicily Coast2Coast Walk&Trail. Intervista ai protagonisti

C2CImprese come la “Coast2Coast” (di seguito C2C) sono sempre più popolari anche in Sicilia. Cosa sono le C2C? Distanze e aree geografiche differenti, dislivelli e grado di difficoltà variabile secondo l’itinerario tracciato dagli stessi protagonisti che, grazie alla loro passione e determinazione, stanno promuovendo e facendo conoscere il territorio siciliano, la bellezza dei luoghi e della natura incontaminata della campagna siciliana, attraverso la loro passione: la corsa, il trail, il walking.
La prima edizione della “Sicily Coast to Coast walking & trail running experience” è firmata dal trio Pippo Ruggeri, Salvatore Maira e Giuseppe Di Adamo, supportati da due biker, Franco Tedesco, ideatore del percorso e Paolo Beccari, atleta e fotografo per l’occasione.
Cinque uomini, cinque atleti ultra maratoneti e biker che hanno percorso, dal 22 al 24 giugno 2015, circa 220 km e raggiunto anche i 6000 metri di dislivello, da San Leone (AG) a Mondello (PA).
Le difficoltà non sono mancate ma le emozioni e ricordi vissuti dai protagonisti resteranno indelebili in loro.

Franco Tedesco ci introduce il progetto con questa dichiarazione: “la C2C, www.coast2coast.it, è un brand orientato ai viaggi e percorsi in mountain bike su tutto il bacino del Mediterraneo ed ultimamente anche in India. L’idea del mio fraterno amico, Salvatore Maira, che ha partecipato a moltissime edizioni della C2C in bike nonchè a quelle in Marocco e Tunisia è stata quella appunto di rifare il percorso classico della C2C Agrigento-Palermo (ma ce ne sono tanti altri di percorsi in Sicilia come la Palermo-Etna da poco conclusa). L’idea , dicevo, era quella di affrontare l’impresa a piedi , con il supporto del sottoscritto quale mappatore e profondo conoscitore dei percorsi. La San Leone-Mondello a parte qualche tratto di alleggerimento su asfalto percorre da Sud a Nord tutta la Sicilia passando dalle colline gessoso solfifere dell’agrigentino e il letto del Platani ai Sicani (Massiccio Cammarata e Rocca Busambra) sino alla Valle del Sosio, gioiello incontaminato naturale, per proseguire poi, sorvolando Palermo, dall’alto della montagne della Conca d’oro. Probabilmente questa esperienza avrà un seguito e in base a questa, si attueranno alcune correzioni sia sui tempi che sul percorso, per aprire a tutti la possibilità di emulare i nostri tre eroi”.

Abbiamo intervistato i protagonisti dell’impresa che con entusiasmo hanno accettato di condividere con i lettori di SiciliaRunning i ricordi della loro C2C. Li ringraziamo per la disponibilità e per le foto concesse.

INTERVISTA
Di seguito:
Giuseppe di Adamo = GdA
Salvatore Maira e Pippo Ruggeri = S+P

  1. Nell’ultimo periodo le manifestazioni “C2C” stanno diventando sempre più frequenti. Coast2Coast: tendenza (moda del momento) o …? Cosa ne pensi?
    GdA: Effettivamente la tendenza del momento è quella di organizzare manifestazioni che  aumentano la lunghezza e il dislivello delle gare, quasi fosse una corsa a chi la fa più lunga e più dura. L’aggettivo “Extreme” compare in molti eventi, come fosse un’insegna luminosa per attirare allocchi. Di contro devo dire che la nostra esperienza si allontana da questa concezione proprio perché parte da presupposti diversi: non c’è gara, non c’è classifica. C’è solo la voglia di condividere il cammino, passo dopo passo, ognuno con finalità diverse ma tutti accomunati da un pensiero comune: andare oltre quello che siamo, oltre il limite ultimo da te conosciuto, per incontrare l'”altro” da te.
    S+P: Le Coast2Coast sono eventi nati per la mountain bike, sono raid che i Fratelli Tedesco hanno esportato dalla Sicilia all’Africa, alla Turchia e ora anche in Brasile e India, coniugano lo sport al turismo, ecco perché sono interessanti.
  1. Perché organizzare/partecipare ad una C2C? Quali sono le finalità di un progetto del genere?
    GdA: In parte ho già risposto nella precedente domanda ma posso integrare dicendo che questa C2C nasce da un sogno di due visionari: Franco Tedesco, gran tracciatore di percorsi e che conosce a menadito gran parte della Sicilia, nonché organizzatore della‎ C2C in MTB e Salvatore Maira, finisher di 5 C2C in MTB, ultratrailer e finisher di molte gare importanti.
    S+P: ho pensato di trasporre quanto avevo fatto in mountain bike all’ultratrekking; la finalità è comparare lo sforzo in mtb a quello fatto andando in marcia veloce senza interruzione. In tre giorni abbiamo dormito forse sei ore.
  1. Quando e perché hai deciso di partecipare?
    GdA: A fine maggio mentre mi allenavo tra il Parco della Favorita e il Montepellegrino a Palermo, in un incontro casuale il Prof. Maira mi illustrò il progetto che aveva in mente, da realizzare entro giugno‎. Non aveva trovato possibili compagni e si prometteva di partire da solo. Alcune ore dopo, appena visionato quello che mi aspettava, gli telefonai dando la mia adesione per la partecipazione. Fin da bambino ero rimasto affascinato dai racconti di mio nonno paterno, dal quale eredito il nome primo di battesimo, transumante con gregge che, in altro millennio, percorreva spazi racchiusi tra Abruzzo, Puglia e Lazio. Quasi un secolo dopo mi si presentava l’occasione di chiudere il cerchio. L’ho colta.
    S+P: ho ideato questo raid già l’anno scorso, quest’anno dopo un infortunio che mi ha bloccato per 18 mesi circa e due interventi alle ginocchia ho deciso che ero stato troppo a lungo fermo e allora…..pronti via!!!
  1. Cosa non dimenticherai mai di questa esperienza?
    GdA: La bellezza di questa terra, troppo spesso abusata, maltrattata, vista come cosa di altri, quasi non fosse bene supremo comune a tutti. L’aurora sulla Valle dei Templi ad Agrigento, indimenticabile. Il tramonto ad Alpecucco. Lo scollinamento a Portella del Vento (ti allego la foto). I sentieri creati dall’uomo per unire luoghi e persone. La percezione del tuo essere infinitamente piccolo sotto la vastità del cielo incredibilmente stellato‎. L’arrivo a Mondello e il bacio a mia moglie, Daniela, che aiuta i miei sogni a divenire realtà.
    S+P: la fatica, i paesaggi che andando a piedi puoi vivere più a lungo…
  1. Qual è stato il momento più difficile?
    GdA: Abbiamo avuto due momenti molto difficili. Il primo nella seconda tappa, tra il Lago di Prizzi‎ e lo scollinamento a Portella del Vento. Un caldo infernale e la presenza di migliaia di moscerini che si infilavano nelle orecchie e nel naso ci hanno accompagnato per molte ore. Il tempestivo intervento di Paolo Beccari, eccellente atleta e e per l’occasione fotografo in MTB, venutoci in soccorso con borracce d’acqua prese dalla fonte, ci ha evitato possibili problemi seri. Il secondo momento è stato nell’ultima tappa, quasi alla fine della nostra impresa, quando per un errore di comunicazione, colui che avrebbe dovuto rifornirci d’acqua, vista l’impossibilità di reperirne a Pizzo Manolfo, ha sbagliato strada. Ancora una volta Paolo è stato grandissimo, dissetandoci con la sua acqua ha fatto sì che potessimo raggiungere il punto di ristoro successivo. Ancora grazie di cuore, Paolo.
    S+P: il momento più difficile è stato quello della salita a Portella del vento (Ficuzza) per il caldo, la salita stessa e i moscerini che si infilavano dappertutto e che ci hanno costretto a fasciarci il viso.
  1. Come ti sei preparato ad un “viaggio-esperienza” di questo tipo?
    GdA: La mia preparazione si è basata principalmente sul fare allenamenti di trekking spinto. Sono un trail runner e normalmente corro per molte ore, ma la tecnica per la camminata è diversissima! Con la corsa si sfruttano le gambe come molle e il bacino va sotto la normale posizione per poi salire sopra e ridiscendere passo dopo passo. Nella camminata si usano le gambe come pendolo e il bacino, passo dopo passo, va solo sopra la normale posizione per poi ridiscendere. Quindi chi pensa di poter camminare per molte ore perché ne corre altrettante, sbaglia di grosso.
    S+P: camminando per lunghe ore in condizioni di temperatura alta, in altre parole marciando a ora di pranzo e oltre.
  1. Cosa diresti a chi vorrebbe provarci?
    GdA: In parte ho risposto prima: allenarsi molto per la tecnica di camminata e soprattutto‎ avere una volontà di ferro. I momenti difficili sono dietro ogni angolo.
    S+P: di allenarsi molto, perché marciare con il caldo, senza riposarsi e con qualche fastidio fisico addosso ti fiacca, per cui ci vuole un allenamento oltre che fisico anche mentale. Marciare per 18 ore di seguito e riposare solo 2 o 3 ore può essere estenuante anche per gente che fa altri sport.
  1. Cosa diresti a chi ti dice “non ci penso proprio”
    GdA: Che va benissimo! Ognuno deve realizzare i propri sogni, senza emulazioni di sorta. Dobbiamo diventare ciò che siamo.
    S+P: che ha ragione, bisogna esserci portati per certe cose, non tutti tollerano sofferenze, vesciche ai piedi, dolori muscolari ecc.
  1. Cosa non deve mancare ad un ultramaratoneta?
    GdA: Se sei un ultramaratoneta hai già tutto! Se vuoi diventarlo è necessario allenare la testa più del fisico.
    S+P: la pazienza e, contemporaneamente, la Forza di volontà .
  1. Qual è stato il tuo pensiero ricorrente durante questi 3 giorni?
    GdA: Raccogliere le forze necessarie per giungere a Mondello e abbracciare mia moglie. Bere e alimentarmi nel modo giusto e pensare di mettere un passo dopo l’altro. Passo dopo passo.
    S+P: portare a termine il raid da me ideato
  1. Hai condiviso il tuo “viaggio” con altri amici. Quanto conta il momento di condivisione in gruppo e quello dell’isolamento in una prova come questa?
    GdA: L’isolamento è condizione preziosa per l’ultratrailer. Come monaco in meditazione, conosce la sua posizione nello spazio e nel tempo solo attraverso la continua consapevolezza di essere “passo dopo passo”, quasi fosse mantra che vivifica. La condivisione durante lo sforzo dà modo di tra‎rre forza dalla fatica dei tuoi compagni di viaggio. Pensare che la sera ti siederai con loro davanti a 5 birre ghiacciate moltiplica esponenzialmente le forze. Potenza del luppolo…
    S+P: è importante sapersi distrarre nei momenti di noia ed è importante concentrarsi quando si marcia più veloce
  1. Quali sono stati gli argomenti principali, “passa tempo”, della tua avventura?
    GdA: Sicuramente le prese in giro bonarie tra di noi. Le risate alleviano la fatica!
    S+P: si parla di tutto pur di creare un diversivo che faccia passare il tempo
  1. L’emozione più grande è stata …?
    GdA: Lo scollinamento a Portella del Vento.
    S+P: vedere Palermo dall’alto dopo avere superato Piana degli Albanesi. “Ci siamo”, ho detto!
  1. Quali sono le tue, principali, risorse e motivazioni per affrontare prove di questo genere?
    GdA: L’ho già spiegato in altre risposte. Inoltra la mia prima memoria di bambino è una gara podistica dalla Chiesa di San Giustino, nel quartiere Alessandrino di Roma, al Parchetto del Circolo anziani. 400 mt corsi con la gioia di un bimbo di 5 anni, le Mecap ai piedi e il cuore gonfio di bellezza per la corsa . Quel bambino è ancora molto vivo in me.
    S+P: mi piace pensare che nonostante abbia iniziato tardi (ho fatto la prima maratona a 54anni) ho margini di miglioramento!!!
  1. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
    GdA: Le distanze lunghe mi affascinano. Ma soprattutto mi piace correre da solo, gesto d’amore per me stesso. Medito un allontanamento volontario dalle gare, dove troppo spesso i più si riempiono la bocca con lo “Spirito Trail”‎ e poi nei fatti relegano la vera dimensione sportiva in un angolo.
    S+P: un altro raid più lungo (non ne voglio parlare per scaramanzia)
  1. Un ultramaratoneta è ….?
    GdA: Posso parlare per me. Un uomo che vuole realizzare i sogni di bambino.
    S+P: …una persona dotata di spirito di sopportazione ma anche di grande autostima.
  1. Sogno/ultramaratona nel cassetto?
    GdA: Ormai molte gare sono diventate dei carrozzoni per fare soldi e non sono attratto come molti dalla fascinazione dell’UTMB o della LUT. ‎Preferisco la dimensione a misura d’uomo, i grandi numeri mi infastidiscono. Ma un sogno è nel mio cassetto. Da alcuni anni mi sono avvicinato al barefoot e vorrei correre un trail con i sandali. Il senso di libertà è più importante dei risultati cronometrici!
    S+P: di nuovo il Tor des Geants da cui mi sono dovuto ritirare per infortunio.
  1. Hai già partecipato ad altre ultramaratone. Quale non dimenticherai mai e perché?
    GdA: Quelle corse sulle Dolomiti! Insieme all’Etna sono luoghi dell’anima.
    S+P: qualche ultratrail; non dimentico il Tor perché è unico…!!!!
  1. Ultima domanda, come da tradizione in SiciliaRunning, lascia un pensiero o un messaggio ai lettori di SiciliaRunning relativo al running.
    GdA: Troppi di noi si concentrano su tabelle e sulla percorrenza di alti chilometraggi in allenamento. Non trascurate la tecnica di corsa, da allenare almeno una volta alla settimana con le andature, e dimenticate ogni tanto ripetute e salite abbandonandovi alla gioia pura di godere del semplice gesto della corsa in libertà.
    S+P: correte se non potete marciate o fate bici ma non state fermi….lo sport fa bene oltre che al fisico alla testa.

Articolo e intervista: Giovanna Barone
Foto: Paolo Beccari

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