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Totò Antibo, sempre più solo anche nella malattia
La medaglia d'argento di Seul ed ex primatista italiano dei 5000 e 10000 metri, in una intervista rilasciata a PalermoLive si dice abbandonato. "L'attenzione per il Covid, fa dimenticare i problemi degli altri ammalati"
Ha lottato in pista, come un leone, come una gazzella, la “Gazzella di Altofonte”, tra esaltanti vittorie e qualche delusione. Totò Antibo, non ha ma avuto paura dei suoi avversari, li ha sempre rispettati e puntualmente anche battuti. L’impresa agli europei di Spalato (doppietta d’oro nei 5000 e nei 10000 metri) è rimasta e rimane negli occhi di appassionati e semplici sportivi, una gemma, da incastonare nel lungo palmares sportivo di Antibo, atleta che, nel corso della sua carriera, ha sicuramente ricevuto meno di quanto ha dato.
Una lotta che all’improvviso è diventata improba, contro il male oscuro, quella epilessia per anni combattuta nel silenzio e tenuta a bada con i farmaci. Farmaci che adesso non bastano più, perchè per Totò Antibo, oggi, questo male di natura neurologica necessiterebbe di un intervento tanto mirato quanto urgente: “Ma essendo quello attuale il tempo del covid, evidentemente le priorità diventano altre” : è un Antibo diretto, pungente (come lo è sempre stato n.d.r.) quello che si “apre” ai “microfoni” di PalermoLive che ha raggiunto telefonicamente il campione di Altofonte. Una bella intervista nel corso della quale ne è venuto fuori uno spaccato ancora più vero, e per certi versi triste, di un uomo che ha sempre saputo lottare ma che adesso si sente solo, quasi abbandonato.
“Soffro di qualcosa come 60 crisi epilettiche al mese ed è già una fortuna che mentre parlo con voi non me ne stia venendo una – è il grido di dolore di Antibo nel corso dell’intervista rilasciata a Palermo Live – . Ciò rende al meglio l’idea di quanto immediato dovrebbe essere l’intervento, consistente in un elettrostimolatore vagale che verrà inserito nella scapola sottocutaneo dove passa il nervo vago. Pur nell’assoluta consapevolezza che da questo male non si guarisce, diminuire la frequenza degli attacchi sarebbe di grande importanza“.
Risposte, soluzioni che non arrivano e questo a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. che ha “monopolizzato”, ospedali e più in generale il sistema sanitario nazionale. “Mi è stato detto – continua Antibo – che l’intervento si sarebbe dovuto fare a Milano, a Monza o a Catanzaro. Il professore di Roma presso il quale sono in cura mi ha detto che, essendo la Lombardia in codice rosso, avrei trovato posto presso una struttura sanitaria in Calabria. Da allora non ho ricevuto una sola telefonata volta a informarmi sulla tempistica dell’operazione”.
Un Antibo che malgrado la sua sofferenza, da generoso qual’è sempre stato, non dimentica chi attraversa gli stessi suoi momenti. “Il problema mio – sottolinea Antibo a PalermoLive – è lo stesso che staranno vivendo sulla propria pelle chissà quante altre persone a causa delle più disparate malattie. In questo momento, pazienti affetti da problemi oncologici, cardiologici, neurologici come nel mio caso, dalla stessa sanità sono chiamati a mettersi in fila.Gente che ha bisogno di cure, se non di interventi chirurgici, viene letteralmente abbandonata al proprio destino.”
Un grido di dolore che diventa di speranza in Antibo: “Il mio vuole essere un grido d’aiuto affinché si capisca che in Italia si continua a morire non solo di Covid-19. Spero che utilizzare il megafono dei media – conclude – possa servire a sensibilizzare le alte sfere del Governo Nazionale, perché una società è degna di essere definita civile se non lascia indietro i più bisognosi”.
Si ringrazia PalermoLive (https://palermolive.it/toto-antibo-malattia-covid-epilessia-sanita/)