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Piscina comunale di Palermo: le società alzano la voce contro la chiusura ad oltranza

Da un mese (30 giorni oggi) la piscina comunale di Palermo è “tristemente” chiusa. Una chiusura, dapprima balbuziente, a causa dei continui allarmi da contagio covid-19 e successive sanificazioni e poi diventata cronica il 21 ottobre scorso a seguito della chiusura per mancanza dell’esame microbiologico delle acque (chiusura che sarebbe stata di 5 giorni così come comminata dalla gdf).

Invece da allora è tutto fermo, allenamenti, corsi, niente nuoto, pallanuoto, sincronizzato, niente attività paralimpica, tutto fermo, tutto al palo, con società ed atleti costretti a “migrare” verso strutture private, con costi che inesorabilmente finiscono con il lievitare. 

E dopo trenta giorni di chiusura e silenzi oggi si è alzata la voce di “protesta” da parte delle società palermitane, stanche di questi silenzi, rinvii e cancelli chiusi. Una voce affidata ad un comunicato, nel quale si chiede niente altro che la “normalità”, l’apertura di un impianto sportivo tutto l’anno, impianto che non finisca nel degrado come altre stretture sportive cittadine. Le stesse società avvertono che, senza ulteriori risposte da parte dell’amministrazione comunale, si passerà ad azioni legali, al fine di tutelare l’attività sportiva in città. 

IL COMUNICATO 

” In un momento storico drammatico per il Paese, molte associazioni sportive palermitane rischiano la chiusura per futili ed incomprensibili motivi. L’ultimo DPCM, infatti, consente agli atleti con campionati e manifestazioni di interesse nazionale, di svolgere gli allenamenti e gli incontri agonistici ufficiali di rilevanza nazionale, anche se a porte chiuse. A Palermo però, a prescindere dal Covid, l’unico impianto natatorio comunale, la piscina di viale del Fante, che ospita nuotatori (anche paralimpici), pallanuotisti (anche paralimpici) e sincronette appartenenti a campionati nazionali di diversi livelli, resta chiuso da più di un mese. La ragione è un mancato controllo delle acque, quello che di norma va effettuato una volta al mese, con conseguente ispezione, multa e chiusura da parte della Guardia di Finanza, mercoledì 21 ottobre scorso. Da allora, rifiutando l’offerta delle società sportive palermitane di fare effettuare in breve tempo da un laboratorio specializzato ‘accreditato’ le analisi microbiologiche richieste, il Comune di Palermo non è stato in grado di risolvere il problema, tra gare d’appalto, lungaggini burocratiche e rimpallarsi di responsabilità. Col risultato che, a fronte di una spesa di circa 400 euro, l’impianto perde migliaia di euro al giorno di mancati incassi, ed i circa 700 atleti delle varie discipline sono costretti ad emigrare nei pochi e costosi impianti natatori presenti in città, tutti peraltro rigorosamente dotati di sola vasca corta.

Purtroppo il caso in questione non è una novità, ed è la testimonianza di una mancanza di programmazione che tuteli l’interesse degli atleti palermitani e dei cittadini fruitori dell’impianto, da un lato, e la sostenibilità economica dall’altro. A questo va aggiunto il lungo elenco di manutenzioni straordinarie non effettuate negli anni, che fanno della piscina comunale di Palermo l’impianto più bello e trascurato d’Italia. Inoltre, l’utilizzo della vasca scoperta è stato inibito già da oltre un mese, perché non sono stati eseguiti dei lavori di piccola manutenzione, la cui necessità era già stata evidenza lo scorso anno.
Va anche segnalato che l’intero impianto è stato chiuso ripetutamente anche nelle settimane precedenti per positività da Covid19, impiegando sempre diversi giorni, talvolta settimane, per essere riaperto dopo la sanificazione e quanto altro previsto dalle vigenti norme finalizzate al contenimento del contagio da Covid19. Le associazioni sportive cittadine, il cui futuro è messo in seria discussione dalla pandemia in corso, danno lavoro a centinaia di persone, tra tecnici, collaboratori e atleti, e non meritano una gestione così disattenta della piscina, proprio in un momento nel quale viene garantito, a livello nazionale, perfino nelle zone rosse, il diritto allo sport. Inoltre le medesime società sportive e la Federazione Italiana Nuoto, negli ultimi anni sono state in prima linea nell’affiancare la pubblica amministrazione in tutto quello che era necessario per mantenere aperto l’impianto, occupandosi dal montaggio e smontaggio delle corsie mattina a sera , del pagamento in taluni casi del rinnovo del brevetto dei bagnini, all’acquisto dei defibrillatori e di tutta una serie di attrezzature e materiale sportivo utile alle attività sportive che si praticano quotidianamente, e ciò anche a beneficio dell’intera collettività palermitana, che fruisce della Piscina Olimpica Comunale per semplice attività motoria e salutista. Chiediamo a gran voce che Palermo abbia una piscina funzionante tutti i giorni dell’anno, che non faccia la fine di altre strutture sportive cittadine, ridotte oggi a monumenti all’incuria e al degrado. In assenza di pronti riscontri dovremo per forza di cose valutare eventuali azioni a tutela degli interessi del mondo sportivo palermitano.”

Palermo 20 novembre 2020
 

Le Società natatorie palermitane

 

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