Brevi...di corsa

La Coppa Sant’Agata nel racconto di Remigio Di Benedetto

            “Clamoroso al Cibali!”. Non si poteva “esordire” che con questa affermazione (4 Giugno 1961, Sandro Ciotti per Catania Inter 2-0) per raccontare un avvenimento sportivo che non fosse il “solito” gioco del pallone nello Stadio “Angelo Massimino”. Per una domenica i “rossazzurri” del calcio catanese sono stati “sfrattati” dal multicolore popolo dei podisti. 500 atleti giovani e “meno” giovani provenienti da ogni angolo della Trinacria hanno inaugurato il Grand Prix di Corsa su Strada 2019. Una gara ad “entra ed esci” dallo stadio Massimino, con partenza e arrivo al suo interno. Spalti in Tribuna A e Curva Sud senza striscioni e tifosi del Catania, ma con mogli, mariti e accompagnatori vari degli atleti che hanno tifato tanto quanto sono abituati a fare gli ultras del “Pallone”. Il verde rettangolo di gioco naturalmente “fortemente vietato” ai podisti per evitare la “minima scalfittura” del manto erboso.

            Alle dieci e mezza in punto, dopo qualche parola rivolta a noi podisti dalla bella speaker Cristina Petralia che con microfono disinserito, solo i fortunati atleti della prima fila hanno potuto  “ammirare e ascoltare”, viene dato il via alla gara. Griglia alla partenza con i “selezionati migliori 99” che scattano subito in avanti, tutti gli altri si “accodano”. Si inizia in pista con un giro e mezzo (in metri fa 600) per poi uscire dalla porta “Maratona” a “prendere aria” intorno allo stadio. Si sgomita un poco nella strettoia che ci consente di uscire in Piazza Spedini dove l’aria la prendiamo per davvero. Un fastidioso vento infatti, ci investe e quando percorrendo il periplo dello stadio, siamo sul lato nord completamente in ombra, avverto una lieve sensazione di freddo. Termina la curva, siamo nella “calata” di via Cifali e il sole piacevolmente mi investe. All’incrocio con semaforo (che non rispettiamo) svoltiamo in via Ferrante Aporti e iniziamo leggermente a salire. Dopo circa 200m si gira destra e si imbocca la stradella interna che costeggia il cosiddetto “Cibalino”. Con un breve “strappetto” siamo sotto la curva sud, troviamo un’altra porta di accesso e rientriamo in pista. C’è però da attraversare una strettoia Ci infiliamo tra le vetrate che “proteggono” il terreno di giuoco, anche qui si sgomita un poco, ma con prudenza e attenzione non ci sono danni per nessuno. Imboccata la pista se ne percorrono i tre quarti (300m) e si conclude il primo giro dell’intero percorso. Il secondo giro per me prosegue “senza infamia e senza lode”, il mio “Garmin mi conforta indicandomi che viaggio poco sopra i 4 e venticinque al chilometro. Contrariamente alle mie abitudini mi lancio un poco nei tratti in discesa e “cerco” la prudenza nei brevi tratti di salita. Al terzo giro inizia per me il “walzer” dei doppiaggi. Alessandro Brancato (G.P. Parco Alpi Apuane) mi doppia passando come un siluro già in “fuga solitaria” alla testa della corsa, dietro di lui già staccati passano Cavallo della Podistica Messina e altri “baldi giovani”. Anch’io inizio a doppiare qualche ritardatario in fondo al gruppo, compreso il “mio“ Presidente Biagio Di Mauro (Fiamma san Gregorio) e la simpatica Laura Alberti mia compagna di squadra. In questo doppio ruolo di “doppiatore-doppiato” proseguo la mia corsa. Sono al terzo passaggio nello stadio. Vedo il Presidente Milotta “deus ex machina” della manifestazione che con la “scusa” di dovere organizzare ogni cosa, non partecipa alla gara e se ne sta tranquillamente a bordo pista a guardare noi che fatichiamo.. Sono al quarto giro: è a questo punto che capisco che per me la gara sarà un ottima gara. Mi “lancio” senza fatica lungo la discesa della via Cifali, supero l’amico Antonio Spadaro quarantenne dell’ASD Monti Rossi Nicolosi. All’incrocio con la via Aporti “stringo” la svolta passando come tanti “dentro” una frutteria (sembriamo alla “Cinque Mulini” lombarda). Imbocco la salita che affronto con maggiore vigore dei precedenti giri. Stessa cosa allo strappo del Cibalino. L’ingresso nel “Massimino”, mi dà un ”sapore” di sport con la “S” maiuscola e la fatica, almeno quella che si fa con la “testa” è minore. Esco in piazza Spedini, è il quinto giro. Capisco di avere superato il’75% del percorso. Penso dove possa essere il mio più pericoloso avversario di categoria, l’amico Salvatore Cammarata dell’Atletica Sicilia. Ancora discesa, salita, svolte e mentre sto per entrare nuovamente in pista, sento la voce di Cristina Petralia che annuncia l’arrivo del secondo classificato, Luigi Spinali (ASD Megara Running), forse il primo, Alessandro Brancato, è già sotto la doccia. Io dovrò lottare con la fatica ancora parecchi minuti per oltre 2 chilometri. Percorro i 300m in pista, sono nuovamente all’uscita della porta di Maratona, Piazza Spedini è oramai in pieno sole ma non ho caldo, quando sono all’ombra della curva nord non ho freddo. Le “sensazioni termiche” del mio corpo si sono “azzerate” ma sono vivo e percepisco il fastidio del vento che mi colpisce. La discesa della via Cifali mi invita all’ultimo sforzo, ma l’impegno più grande me lo chiede l’ultimo tratto in salita. Saluto il Cibalino ed entro per la sesta e ultima volta in pista per gli ultimi settecento metri. Dopo i primi 300 sono al penultimo passaggio dal traguardo. Qualcuno vorrebbe forse “risparmiarsi” la fatica dell’ultimo giro, ma io affronto con slancio i 400 finali. Non c’è traccia di avversari della mia categoria, ho messo tutti gli SM65 alle mie spalle. In accelerazione affronto il rettilineo opposto all’arrivo, l’ultima curva, e la dirittura di arrivo. Finalmente calpesto il “tappetino magico” della TDS che sancisce la fine della mia fatica.

            L’aria festosa “dell’ex Cibali” mi avvolge anche se non partecipo ai festeggiamenti gastronomici che per altro mi sembrano ottimi. Scorgo vassoi di chiacchiere che preludono al Carnevale, una bella iniziativa per “saziare” la “famelica” folla di podisti.

            Le solite “fonti“ ben informate, fogli formato A4 appesi sulle vetrate, mi confermano che Alessandro Brancato è il vincitore della gara al maschile, mentre la Coppa Sant’Agata al femminile ha visto la vittoria di Maria Grazia Bilello dell’Universitas Palermo.

            Grazie a chi è stato capace di “produrre” questa magnifica giornata, rubando la scena una volta tanto al “pallone”, grazie ai giudici e ai volontari e grazie ai 500 podisti che correndo hanno colorato l’atmosfera del Cibali, “Clamoroso” davvero..

                    

   

Remigio Di Benedetto

Sostieni SiciliaRunning

Siciliarunning da dieci anni è al servizio dei suoi lettori. Per continuare ad informare e a informarti Siciliarunning ha bisogno del tuo sostegno. Aiutaci con un tuo libero contributo.




Potrebbero interessarti

1 thought on “La Coppa Sant’Agata nel racconto di Remigio Di Benedetto”

  1. Il buon Remigio scrive nella sua frase iniziale: “Clamoroso al Cibali!”. Non si poteva “esordire” che con questa affermazione (4 Giugno 1961, Sandro Ciotti per Catania Inter 2-0) per raccontare un avvenimento sportivo che non fosse il “solito” gioco del pallone nello Stadio “Angelo Massimino”. Per una domenica i “rossazzurri” del calcio catanese sono stati “sfrattati” dal multicolore popolo dei podisti.

    AGGIUNGO SOLO QUESTO
    Lo Stadio Cibali riabbraccia la grande atletica sabato 21 settembre 1985, quattromila spettatori ad applaudire le protagoniste di Italia-Svizzera nella nuova pista a otto corsie e le pedane in sport-turf tra le più moderne da Napoli in giù.

    Nell’alto Sara Simeoni entra in gara a 1,70 e supera l’asticella, sempre alla prima prova, a 1,75, 1,78 e 1,81, poi 1,85 al secondo tentativo, tenta 1,90, ma ormai è scarica e fallisce le tre prove, gli applausi per lei non finiscono mai. Primato italiano juniores per Maria Luisa Cilimbini nei 400 m ostacoli con 58”23, sarà battuto otto anni dopo da Virna De Angeli (58”09).

    Dal disco di Consolini all’alto, trascorrono 31 anni, lo svedese Patrik Sjöberg il 13 settembre 1986, superati i 2,34, tenta il mondiale (2,41 del sovietico Igor Paklin nel 1985) a 2,42 e lo fallisce …alla luce dei fari dell’ambulanza di servizio e di cinque auto. Davvero clamoroso, accade anche questo al Cibali! Neanche un anno e nel 1987 l’atleta di Göteborg, il 30 giugno a Stoccolma riuscirà nell’impresa, mancata a Catania per i riflettori spenti allo Stadio, elevandosi a 2,42; il 6 settembre ai Campionati Mondiali di Roma vincerà a sorpresa la medaglia d’oro con 2,38.

    Ancora clamoroso, non più un Cibali fatiscente, ma uno Stadio vero e per l’Universiade 1997 la città di Catania applaude all’atletica leggera regina in sei indimenticabili giornate di gare. Una media di 10-15.000 spettatori al giorno, 20.000 il sabato e 30.000 la domenica nella festa di chiusura, un tifo calcistico per tutti i protagonisti della XIX Universiade.

    Dai Campionati Mondiali di Atene (2-10 agosto) a Catania (26-31 agosto): quattro campioni iridati si confermano con gare che infiammano il Cibali stracolmo. Si tratta dei cubani Ivan Pedroso e Yoelbi Quesada; il sudafricano Marius Corbett; la romena Gabriela Szabo. La zampata di Pedroso a 8,40 nel lungo e il giamaicano James Beckford a 8,35; Quesada atterra a 17,35 nel triplo contro i 17,11 di Urrutia. Capitolo a parte il giavellotto, l’ultimo affondo a 86,50 del gigante 22enne Corbett e tutte le attenzioni della folla per Alberto Desiderio, della scuola del padre, Aldo Desiderio. Il catanese, 72,34 al terzo lancio, 74,86, 73,58, per esplodere alla fine con 77,42, quarto classificato, secondo il cubano Emetrio Gonzales (83,48), terzo l’australiano Gregor Hoegler (81,12) e il pubblico in delirio.

    Avvenimento nell’avvenimento il «Festival dello Sprint» con tutte le frecce nere in un tripudio di folla. Sabato 30 agosto 1997 nei 200 la 37enne giamaicana Merlene Ottey vince in 22”53 sulla russa Marina Trandenkova (22”84) e l’ucraina Zhanna Pintusevich (22”85), campionessa iridata. Il tempo di un respiro ed ecco l’ingegnere namibiano Frank Fredericks, che regala ai catanesi entusiasti un magnifico 20”04 su John Drummond (20”48). Domenica 31 altri lampi nei 100: la statunitense Gail Devers tira fuori le unghia lunghe come artigli e batte con 11”03 la Pintusevich. Ancora Fredericks, uno sprint da 10”15 davanti a Dennis Mitchell (10”27) e Drummond (10”30).

    Cerimonia di chiusura, il Cibali salta in aria, ancora una stella, Liza Minnelli e la sua voce «New York, New York», gli ultimi brividi e Catania saluta i Giochi.

    E possiamo continuare a lungo con l’atletica leggera protagonista al Cibali: 2001 Campionati Italiani Assoluti, 2003 Mondiali Militari, infinite riunioni, Gran Premio d’Estate, ecc. ecc..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe interessarti

Close