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Sara e Fabio: se la cronaca sportiva si tinge sempre più di nera…

La cronaca che ci racconta della morte di due giovani podisti è un pugno allo stomaco che ti toglie il fiato, ti disorienta, ti ferisce dentro. La giornata di festa che si traduce in tragedia, l’evento più atteso che diventa funesto. E chi vive di questo sport, per lavoro o per puro divertimento è costretto ad incassare questo pugno, questa violenta sberla che dovrebbe farci riflettere prima ancora di addolorarci. Perché è facile parlare di destino, è “meschino” dire che se ne è andato mentre faceva la cosa che più amava…ditelo a chi è morto, ditelo ai suoi genitori, alla moglie, al fidanzato. La morte sui campi di gara non può essere risolta da una semplice statistica, da una fredda equazione (più partecipanti più rischio di eventi funesti).  La verità è che si “corre troppo” e vi prego di cogliere il senso metaforico di quanto appena scritto. Si corre troppo perché va di moda, perché l’amico ce lo consiglia, perché ci fa sentire più giovani, perché così mangiamo di più, perché la sera su fb scarichiamo il proprio allenamento in attesa di 100 like. “Si corre troppo”  e non ci si rende conto che anche la corsa vuole i suoi tempi, le sue regole. Per capirci è la corsa che ci detta le regole non il contrario. La prima, quella dei controlli, controlli che  non devono servire  per riempire un modulo pre-stampato ma per sapere se possiamo o meno fare un certo tipo di attività fisica, se siamo in grado o meno di farlo. Il certificato ormai viene visto come un pass per la corsa, un “oggetto” alla stregua di scarpe e canotta.  La seconda regola deve essere quella di sapersi ascoltare, la terza  quella di evitare gli eccessi, la quarta di non sentirsi immortali, la quinta di sapere aspettare e di non volere tutto e subito. Non si muore mai per caso, si muore  e basta, sia se accade in una giornata di sport, sia se sei su un pullman in Spagna per l’Erasmus o stai ascoltando musica in un locale francese. Sara e Fabio giovanissimi, 21 anni lei, 29 lui, sono morti a distanza di alcuni chilometri l’uno dell’altra, a Ferrara Sara oggi (dopo 24 ore di inutili speranze) a Milano ieri Fabio (a pochi metri dal traguardo). Il loro cuore al culmine dello sforzo non ha retto e a nulla sono valsi gli immediati soccorsi che non sono riusciti a strapparli alla morte. Appena una settimana fa a Brescia un podista era invece stato “salvato” da alcuni podisti medici intervenuti a seguito del suo arresto cardiaco. La cronaca nera negli ultimi tempi ha viaggiato sempre più nel binario accanto a quello della cronaca sportiva ed è l’accostamento della parola morte alla parola sport  che rende tutto più amaro, più difficile da accettare, la più difficile da capire e forse da giustificare. E mentre riceviamo quel pugno nello stomaco ci rendiamo sempre più conto che non è più tempo di cercare colpe, bensì di trovare rimedi…

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4 thoughts on “Sara e Fabio: se la cronaca sportiva si tinge sempre più di nera…”

  1. Gran bell’articolo, complimenti.
    ” Il certificato ormai viene visto come un pass per la corsa, un “oggetto” alla stregua di scarpe e canotta.”
    Credo che bisogna riflettere e soffermarsi su questo inciso…
    vincenzo alaimo

  2. l’articolo dimostra una verità lampante. Correre è bello, correre fa bene.
    Ma si corre troppo in una FANTOMATICA SPERANZA ,che faccia bene sempre. Gli organi federali permettono di fare due corse in un giorno o una la sera e una l’indomani mattina. E poi ci scappa il morto e tutti a batterci il petto e a commiserare l’evento luttuoso.. Bisogna che chi ha l’autorità prenda provvedimenti coraggiosi..Un deterrente forte contro le due corse ravvicinate potrebbe essere la squalifica in entrambe le gare e niente classifica!!!!!.

  3. Non mi trovo d’accordo con Paolo. Questo perchè si abolirebbero le gare a tappe. Credo invece che un corretto e scrupoloso controllo della propria salute stia alla base dell’idoneità per fare sport. Personalmente ho dovuto fare un esame approfondito (e costoso) ad integrazione di quanto già fatto per il rilascio del certificato medico agonistico dopo l’esame di routine. Fatto questo nullaosta riguardo le gare anche se, per esperienza personale, posso affermare che alcuni allenamenti superano di gran lunga la fatica di una gara.
    Faccio le mie sentite condoglianze ai familiari delle persone scomparse ed a tutte quelle che hanno perso la loro vita durante l’attività sportiva.
    Giuseppe Marcellino

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