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Il paradosso temporale…storie di time e di real time

Riceviamo a pubblichiamo questa interessante “analisi” su quello che viene definito dall’autrice di questa lettera aperta un vero e proprio paradosso tra tempo e real time nelle gare su strada…quando la logica è “vittima” o più semplicemente ” strana compagna” di una regola…

di Elena Cifali…

” Problema:

Se Anna corre la distanza di 10 km in 50 minuti e Maria corre la stessa distanza in 51 minuti, chi corre più veloce?

La risposta è semplice Anna.

Questo è quanto mi hanno insegnato alla scuola elementare.

Niente di più falso stante i regolamenti FIDAL e IAAF. Ed infatti, secondo loro, la regola è questa:

“Il tempo ufficiale sarà il tempo rilevato tra il colpo di pistola alla partenza e l’arrivo dell’atleta sul traguardo. Tuttavia, il tempo rilevato tra il passaggio dell’atleta sulla linea di partenza e la linea di arrivo può essere comunicato allo stesso, ma non potrà essere considerato come tempo ufficiale.”

Una regola paradossale se si considera che ci sono manifestazioni sportive che vanno da poche centinaia di atleti a decine e decine di migliaia. Come si può pretendere che tutti gli atleti riescano a posizionarsi nello stesso momento sulla linea di partenza? Aiutiamoci a capire con questo esempio a cura di Rosario Catania:

“Esempio: dallo momento dello sparo iniziale, l’atleta A che si trova alla partenza in prossimità del punto A, taglia il traguardo in prima posizione e impiega 1h (tempo ufficiale) per correre la distanza di gara dal punto A ad A’; l’atleta B invece che si trova distante dal punto B alla partenza, impiega 59’30” per compiere la stessa distanza di gara dal punto B al punto B’, ma taglia il traguardo in seconda posizione. Pur impiegandoci un tempo inferiore, il suo arrivo al traguardo è successivo all’atleta A, per effetto del ritardo che impiega ad avvicinarsi dalla sua posizione da fermo (Pos-B) alla linea di partenza. L’ atleta B è dunque relativamente più veloce dell’atleta A, ma copre una distanza più lunga, dal momento dello sparo, e nonostante impieghi un tempo inferiore ad A, taglia il traguardo in ordine successivo, posizionandosi ufficialmente secondo. La distanza in secondi tra Pos-A e Pos-B rappresenta un intervallo di penalizzazione per l’atleta B che si potrebbe definire vittima del paradosso della posizione di partenza in gara. Una gara con la registrazione di un tempo cronometrato e utilizzo di trasponder indossati, “dovrebbe” tener conto esclusivamente del tempo “puro” impiegato per compiere l’itinerario A_A’ o B_B’ e così via.

Ciò sarebbe “universale” qualsiasi sia la posizione dell’atleta alla partenza e metterebbe tutti i concorrenti nelle medesime condizioni di gara. La differenza tra Pos-A e Pos-B in taluni casi potrebbe essere davvero significativa (ad esempio nelle grandi maratone internazionali in cui trascorrono parecchi minuti dallo sparo prima che un atleta distante centinaia di metri varchi la linea di partenza e giunga all’arrivo). Questa differenza sarebbe tollerabile per competizioni molto lunghe (21km e oltre) e comunque con un numero di partecipanti tale da non creare una coda di attesa troppo lunga dopo lo sparo, ma assolutamente non trascurabile invece in gare veloci o di breve distanza, in cui una posizione arretrata si traduce in uno svantaggio tra atleti di pari livello. Ne è un esempio la corsa piana dei 100 metri in pista, in cui gli atleti partono tutti allineati nelle varie corsie, e nella 400 metri e successive, in cui gli atleti partono invece in posizioni differenti a seconda della corsia che occupano, dovendo percorrere spazi differenti a causa delle curvature della pista. Paradossalmente, atleti dichiarati veloci per effetto delle medie dei tempi gara precedenti, dovrebbero partire in posizione sempre più arretrata, ma nella realtà avviene il contrario, facendo cadere le file arretrate nel paradosso di Borges conosciuto come paradosso di Achille e la tartaruga, in cui l’eroe greco pur essendo 10 volte più veloce dell’animale ma distante X volte da esso, non la raggiunse mai!”

 

Semplicemente i regolamenti IAAF e di conseguenza FIDAL hanno una falla dovuta a questo gap temporale. Il “tempo” e il “real team” difficilmente combaciano e a questo punto mi chiedo a qual scopo siano entrambi presenti nelle classifiche ufficiali.

La domanda è? Riusciremo a far cambiare il regolamento o dovremo sopportare questa incongruenza per sempre?”

Elena Cifali

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1 thought on “Il paradosso temporale…storie di time e di real time”

  1. In una corsa sportiva esiste una “linea di partenza per una unica distanza”…per di più se la distanza è omologata vuol dire che è “unica anche l’omologazione”, a parte le dovute considerazioni sui margini d’errore stabiliti comunque dal regolamento, pari se non ricordo male a 1 metro, in eccesso o in difetto, ogni km. La regola dello sparo nelle corse podistiche moderne dove sono presenti centinaia, migliaia, di concorrenti è logicamente anacronistica e insensata. I paragoni con altri tipi di sport non convincono. Qui non si parla di sport con ausilio di mezzi come automobilismo, motociclismo,…e ovviamente discorso a parte relativamente agli amici che concorrono con i cicloni. Per rendere sportivo l’evento siamo tutti pacificamente d’accordo che nessuno vuole prendere vantaggi di tempo e di distanza in partenza. Non sarebbe più una corsa per tutti di dieci km, mezza maratona o maratona o… Poichè non è possibile trovarsi tutti al momento dello sparo sulla stessa linea di partenza, la tecnologia ci viene in aiuto. Sì alle Timing Company certificate, qualificate e affidabili. La loro presenza è d’ausilio importante durante gli eventi sportivi. Naturalmente, come avviene già oggi, la presenza di giudici e osservatori umani non va alienata perchè siamo tutti sportivamente d’accordo che sono gli arbitri a garanzia della correttezza sportiva di una manifestazione e garanti contro qualunque eventuale tipo di meccanismo perverso o di slealtà sportiva . La mia opinione quindi è che la regola va sportivamente corretta. Inserisca la Fidal, la IAAF, a pieno titolo i cronometristi delle gare podistiche, le Timing Company certificate, tesserando gli addetti ai lavori così come tanti altri tesserati. – Inoltre, visto che ci siamo, con-correnti non competitori…nello sport corriamo tutti insieme, con-corriamo, non solo fisicamente, per raggiungere lo stesso traguardo, che come dice il grande Vito Massimo è uguale per tutti… la competizione è termine più di sfida ad eliminazione, per cui occorre vincere e a qualunque costo…insomma non mi piace il termine competitiva, perchè può deviare dalla comprensione del vero senso dello sport a cui l’atletica ci forma. Concorriamo quindi per ottenere una regola più sportiva.

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