Casa FIDAL
Uniti, passano al contrattacco gli atleti deferiti
“Non aspetteremo inermi davanti ad un muro di essere fucilati dopo un processo sommario!”. Questa, in sintesi, è la posizione che stamattina è emersa al termine della riunione all’Una Hotel Roma fra i 26 atleti azzurri che ai primi di dicembre sono stati deferiti dalla Procura Antidoping con l’accusa di aver volutamente omesso di compilare i documenti necessari per garantire la loro reperibilità da parte di chi è preposto ai controlli.
“Ci siamo guardati in faccia per la prima volta dopo l’accaduto – dichiara la lanciatrice del martello Silvia Salis, alla quale il gruppo ha affidato il compito di coordinare la comunicazione – e abbiamo convenuto che il modo migliore per affrontare la situazione è agire con granitica compattezza, e così faremo”. Gli atleti hanno affidato la loro tutela legale ad un gruppo di affermati professionisti: Giulia Bongiorno, Giovanni Fontana, Antonio Derensis e Fabio Milano.
“Siamo vittime di una situazione paradossale – afferma Fabrizio Donato, atleta simbolo dell’atletica italiana, bronzo a Londra 2012 nel salto triplo – che si è creata per colpa del malfunzionamento di un sistema sulla cui efficienza avrebbero dovuto vigilare Coni e Fidal. Non possiamo certo pagare noi per gli errori di qualcun altro. Per ora pensiamo a difenderci, ma non escludiamo di intraprendere anche azioni volte a risarcirci, per quanto possibile, dei danni di immagine ed economici che questa vicenda ci ha causato”.
Alla riunione, insieme all’avvocato della Federazione Guido Valori, è intervenuto anche il presidente della FIDAL Alfio Giomi che non ha voluto far mancare il proprio sostegno agli atleti, come del resto ha fatto nelle ore immediatamente successive lo scoppio del caso insieme al Presidente del Coni, Giovanni Malagò.
“Quello che deve essere molto chiaro a tutti è che non stiamo in nessun modo parlando di una questione legata all’assunzione di sostanze dopanti. In ogni modo – ha dichiarato Giomi -, è una vicenda che deve risolversi in tempi brevi perché molti di questi ragazzi si stanno preparando all’Olimpiade di Rio e devono poterlo fare con la giusta condizione psicofisica”.
(fonte: coordinamento del gruppo dei 26 atleti deferiti)