Primo piano
Stadio delle Palme: specchio di una città che si è persa…
Ieri abbiamo assistito ai campionati provinciali individuali Cadetti/e che si sono svolti allo Stadio delle Palme, e non abbiamo potuto fare altro che notare lo stato di degrado dello stesso impianto. Zecche, gechi (l’altro giorno anche una biscia d’acqua) ed un manto erboso che manto erboso non è più degno di
questo nome. Non ci siamo spinti oltre perché se entri negli spogliatoi o in un altro locale con una reflex non passi di certo inosservato…e non sarai considerato di certo la persona più simpatica di questa Terra.
L’impressione, ma è più di un’impressione è che lo “Stadio delle Palme – Vito Schifani” sia tristemente abbandonato al suo destino, come una ruota che scivola da un pendio, scivola per inerzia fino a quando non sarà costretta a fermarsi per sempre.
L’impressione è che all’interno dello Stadio delle Palme regni una “controllata” anarchia, una sorta di stallo nello stallo che sta bene un po’ a tutti…tanto “adda passà a nuttata”.
Approssimazione, noncuranza, indifferenza, c’è tutto questo e forse tanto altro ancora che gira intorno all’impianto di viale del Fante, luogo deputato per eccellenza all’attività fisica, allo stare bene, luogo dove ogni giorno bambini, ragazzi e adulti si allenano, gareggiano, fanno atletica.
Ecco, è il verbo FARE che manca nella nostra città, si fa poco o nulla anzi si eccelle nel NON FARE, non si fa la disinfestazione, non si fa pulizia, non si fa il proprio dovere e quando si fa qualcosa lo si sbandiera ai quattro venti come un evento epocale…quando lo stesso rientra o dovrebbe rientrare nella normale quotidianità.
Dopo le critiche però bisogna essere propositivi, bisogna FARE…ecco che da qualche giorno il popolo di Facebook sembra avere disotterrato l’ascia di guerra, una presa di coscienza che sa di rabbia e fortunatamente non di rassegnazione…e la storia recente parla chiaro: la chiusura a tempo indeterminato del parco Cassarà, quella momentanea del parco Uditore, il parco della Favorita che doveva diventare il nostro Central Park e che invece è irrimediabilmente terra di nessuno; tutto questo in una città prigioniera della sua stessa indifferenza, che non riesce più a trovarsi, una città che si è persa…