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Quale futuro per lo Sport dopo il Covid-19

Mentre si continua a parlare di ripartenza delle gare su pista, gare su strada, campestri mezze maratone e maratone, di protocolli e di riforma dello sport, il nostro paese si trova ad affrontare quella che dal punto di vista motorio e sportivo è stata e si rivelerà nei prossimi anni la più grande emergenza da 80 anni a questa parte.

Federazioni, Enti di Promozione e società stanno lavorando incessantemente, per fare ripartire l’attività sportiva di base nel 2021.

Già un primo tentativo di ripartenza sta avvenendo con la formula delle gare nazionali secondo il calendario del CONI, mentre moltissime società e discipline stanno lavorando incessantemente per la ripartenza di un intero settore che come un malato di Covid si trova ad essere bisognoso di ossigeno.

Ma basterà? Sarà sufficiente? No. così come non sono stati sufficienti i cori dai balconi o gli slogan pieni di speranza.

Competizioni e campi sportivi non si riempiono da soli con incentivi al settore, ma dando la reale possibilità di praticare, organizzare allenamenti e attività con costanza e una periodizzazione.

Purtroppo se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato è che nel nostro paese lo sport di base, non quello professionistico che fa salire il PIL e serve come valvola di sfogo per gli spettatori, bensì quello minore praticato da atleti dilettanti di medio livello, quello per intenderci di noi, noi i “tapascioni” della domenica, quelli che si divertono, quelli che si “sfidano” a colpi di garmin.

Se dal punto di vista dell’amatore che si diverte la domenica, tutto sommato non è stata una tragedia non fare attività sportiva, non si può fare lo stesso discorso per un giovane, due anni di stop a livello motorio, amatoriale e agonistico per un ragazzo o adolescente equivalgono ad un’era geologica e la gestione di questa pandemia sta assottigliando le fila già esigue di quelli che saranno gli atleti, gli sportivi e gli allenatori delle prossime generazioni.

Una delle soluzioni deve essere l’inserimento ed in potenziamento dell’attività sportiva nelle scuole a partire dalla prima elementare, solo così potremmo quantomeno tamponare un futuro che si preannuncia poco roseo per lo sport di base, perché finché non si considererà l’attività motoria e sportiva come un’attività culturale e fondamentale per lo sviluppo dell’individuo, non potremo avere una società ricca di salute e benessere psicofisico.

Giancarlo La Greca

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