Interviste Racconti Editoria
La SuperMaratona dell’Etna: un viaggio alla scoperta di me stessa
“Siate affamati, siate folli. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambieranno davvero” (cit. Steve Jobs) ed ancora, la mia preferita, quella dello “zio Walt” “Non rinunciare mai ai tuoi sogni” (cit. Walt Disney). Ma … Cos’è un sogno? Forse un seme che piantato nel nostro cuore cresce, si trasforma in bocciolo per poi diventare un meraviglioso fiore? Forse un fuoco che nato da una scintilla si alimenta e, crescendo, dà luce, calore e forza alle nostre azioni? Forse è il linguaggio del cuore che vuole “imporsi” sulla ragione ma che poi cerca e trova in essa un alleato? Forse ….? … Chissà! Qualunque cosa esso sia … quel sogno, il mio sogno, dentro quel cassetto del cuore, dopo tanti anni di attesa, forse troppi, ha trovato il suo posto nella realtà. E’ un dato di fatto, anche se ancora non ci credo: ho corso la mia prima maratona … anzi LA SUPER MARATONA!
La maratona. Ricordo quando, ancora agli inizi, correre 5 km era già una vittoria … ma lo è ancora ora! Nel tempo, quel limite sono diventati i 10 km e poi i 21 km, la mezza maratona! Quella, ho sempre pensato, sarebbe stato il mio capolinea! Non avrei mai creduto di poter dire un giorno …farò la maratona. Eppure quel giorno è arrivato!
Nulla accade per caso e quando accade, nel bene o nelmale, arriva al momento giusto, né un secondo prima, né un secondo dopo, e nonci si può sottrarre. Chiamatelo destino, fato, …. io lo chiamo volontà Suprema,volontà del Signore!
Il richiamo della SuperMaratona dell’Etna… era un richiamo al quale non potevo più sottrarmi. Perché proprio quella? Perché scegliere una delle più pesanti come “battesimo” sulla “distanza regina”? E’stato un colpo di fulmine! … doveva essere lei! Galeotta fu l’edizione precedente, seguita come fotoreporter per SiciliaRunning e soprattutto per poter stare accanto a persone a me care. Non c’erano dubbi, l’Etna mi aveva conquistata e … ormai sua, le avevo dato appuntamento per l’anno successivo … questa volta sarei stata io a conquistarla. Da quel giorno, quel vulcano, quelle salite, il percorso, i boschi, la neve, quei muri di lava, quegli alberi bruciati, quei paesaggi incontaminati, il silenzio, e tanto altro ancora, sono stati tra i miei sogni più belli e ricorrenti.
Il percorso giornaliero, fisico e mentale, per conquistare il mio “pandorino vulcanico”, perché così chiamo la mia Etna, non è stato facile, è stato duro, tortuoso ma anche bellissimo! Vito, Elena C., Rosario Catania, Luisa Balsamo sono stati per me fonte di grande ispirazione e motivazione. Ho lavorato duramente sul mio corpo e soprattutto sulla mia mente e il mio spirito. Ho pianto, mi sono demoralizzata, ho cercato e trovato motivazioni e forze che non credevo di avere in me, ho cercato conforto nelle uniche persone che potevano capirmi e non solo ascoltarmi; ho superato dei limiti per me impensabili. Ricordo ancora quando uscendo alle 5.00 del mattino da sola, tornavo a casa felice dopo aver raggiunto un nuovo record di resistenza e distanza, nonostante fossi piena di dolori e stanca. Non dimenticherò mai quelle ore in palestra e quelle “passeggiate” veloci sul tappeto con massima pendenza. Sapevo a cosa andavo incontro, dovevo prepararmi, …dovevo essere pronta!
Il 20 Marzo 2015 ufficializzo la mia iscrizione. Ricordo l’emozione di voler condividere al telefono con chi ho nel cuore la mia azione. Solo 3 mesi mi separavano dalla realizzazione del mio sogno!
Siamo al 12 giugno, vigilia del mio “battesimo”. La consegna del pettorale di gara … altra forte emozione! Era proprio vero… il mio “pandorino vulcanico” era lì: bello, spaventoso, meraviglioso, alto, possente, forte come sempre!
13 giugno 2015. Notte insonne e, al suono della sveglia …ancora non mi rendo conto che da lì a poche ore avrei affrontato me stessa e conquistato il mio “pandorino vulcanico”. Quell’incoscienza diventa consapevolezza dopo pochi minuti: inizio a tremare, incapace di pensare, agire, muovermi. Adrenalina pura! Meno male che ero circondata da cari amici.
Vedere alla partenza quei volti sorridenti e tranquilli, ricevere i loro abbracci e baci, scattare qualche foto ricordo e ascoltare anche delle parole forti, a volte fuori luogo, mi hanno caricata e dato una motivazione in più per raggiungere la vetta! Non mi sono mai arresa nella mia vita, ho sempre creduto che volere è potere, ho sempre cercato di realizzare i miei obiettivi, con sacrificio, spesso umiliata e mortificata, ma … quella non era altro che una nuova prova e sfida ed io ero pronta a “lottare” e farmi valere!
Manca poco alla partenza. Tutti dietro all’arco. Da lì a poco sarei passata dai ciottoli di sabbia del mare, all’asfalto, al basolato, ai boschi, alla pietra, alla neve. Caldo, freddo, vento … e tanti moscerini. Ero pronta!
Si parte! E’ tempo di intraprendere e affrontare quel viaggio! Il viaggio interiore più forte, oltre i limiti, mai affrontato in vita mia! Con me la macchinetta fotografica per immortalare alcuni momenti di quello sarebbe stato un voltare pagina … e ricordare per sempre ciò che ancora ogginon mi capacito di aver fatto!
“L’Etna mette inginocchio tutti per poi farli rialzare ancora più forti di prima” (cit.Elena Cifali).
E’ stato un viaggio in solitudine, ma era quello che volevo, quello che cercavo. Un viaggio, oltre i limiti fisici a me noti, alla scoperta di me stessa. Lungo il percorso ho incontrato tanti “angeli” che con una parola o un gesto mi hanno aiutata e incoraggiata quando, seppur stremata, non avevo alcuna intenzione di arrendermi. In questo viaggio, nel mio cuore, ho scelto io chi portare con me e da chi farmi accompagnare. Le loro voci, i loro volti, i loro sorrisi, la loro forza non mi hanno mai abbandonata! In effetti qualcuno era lì … anche se un po’ più avanti, ed io gioivo nell’immaginare il traguardo conquistato e il sorriso sul loro volto. Presto mi avrebbero anche vista continuare la mia scalata mentre, ripercorrevano al contrario, vittoriosi il percorso.
Ricordo quei 10 centesimi e poi altri 5 centesimi trovati poco prima della partenza e sul percorso che tanto hanno fatto ridere me e i miei primi compagni di viaggio; ricordo i paesaggi, i tratti in cui correvo e quelli in cui ero costretta a camminare; ricordo quelle salite che sembravano muri ma che ero pronta a scalare anche usando le mani. Ricordo le preghiere ripetute in continuazione, quasi come il recitare il rosario la domenica; ricordo di aver conversato, litigato, di essermi arrabbiata e fatto pace e scherzato con il Signore; ricordo che per occupare la mente contavo in continuazione, da 1 a 10, perché oltre non riuscivo e di chi al bordo strada mi chiedeva come stessi; ricordo di aver cantato le canzoni dei cartoni animati e interi album dei Backstreet Boys (in particolare una); ricordo le mani gonfie per l’altitudine, il mal di schiena e le mani poste nella zona lombare; ricordo quei paesaggi e panorami da cartolina che solo Dio, la natura e quel meraviglioso e maestoso vulcano può regalare; ricordo le spalle di chi era davanti a me e mi diceva di seguire i suoi passi; ricordo i ristori e quelle mani pronte a darti tutto ciò che serviva per ricaricarmi; ricordo la ghianda sulla quale ho rischiato di inciampare e quelle meravigliose margherite che crescevano sul terreno vulcanico; ricordo quegli alberi bianchi all’orizzonte, simbolo della forza e violenza del vulcano, che passo dopo passo diventavano più vicini; ricordo quei muri di pietra lavica e quelli di neve bianca, così luminosa da accecarmi nonostante gli occhiali, sulle quali ho più volte pensato di fermarmi, sdraiarmi e fare l’angelo muovendo mani e piedi; ricordo di aver ringraziato mia madre per avermei regalato gli occhiali da sole e di aver pensato a mio padre vedendo sulla vetta dei cavalli, che a lui tanto piacciono; ricordo le parole degli amici, appena conosciuti sul percorso, che affiancandomi scoprivano che quella per era la prima maratona; ricordo il mio pianto al 30°km e la necessità di soffocarlo per non sprecare energie; ricordo il vuoto e il disorientamento dal 40° km; ricordo i miei passi, così piccoli da non sembrare neanche i miei e da non coprire neanche la lunghezza di una mia scarpa; ricordo i pulmini che inseguivo con gli occhi; ricordo le parole di un compagno di viaggio tempraneo che mi diceva che, da un mezzo che scendeva, qualcuno mi salutava e la mia incapacità a riconoscere volti; la mia vista era annebbiata; ricordo il momento in cui ho visto quell’arco e che quelle parole che da quel momento, fino al taglio del traguardo, mi hanno accompagnato … “è lì…forza, forza, forza … forza”; ricordodi aver accelerato il passo come se le forze fossero tornate all’improvviso; ricordo la mia ricerca di volti familiari e l’incapacità di riconoscerli; ricordo la mano che alla fine mi ha alzato il braccio come fossi una vincitrice; ricordo gli applausi e l’incitamento a sorridere; ricordo l’attimo in cui mi sono fermata: avevo tagliato il traguardo. Ricordo la voce di Giuseppe Marcellino quando comunicato il mio numero di pettorale ha pronunciato il mio nome; ricordo che bloccata nel corpo ho lasciato che la mente e il mio cuore agissero per me: ringraziare Dio e inginocchiarmi mentre Lui mi sorrideva e gioiva con me!
Ricordo l’abbraccio di Michele, forse più emozionato di me, al mio arrivo e di come non mi avesse riconosciuto; ricordo quell’abbraccio fortissimo e il pianto di Elena appena mi ha vista varcare la soglia del rifugio e sento ancora i brividi provati al suo gesto; ricordo la festa e l’abbraccio inaspettato di Angela e i suoi complimenti!
Mi ero svuotata completamente, la mia mente era vuota, non eroe non sono più la stessa di prima, non mi riconoscevo, … non mi riconoscevano. Non ero più quella Giovanna che 7 ore e 20 minuti prima si trovava alle pendici di quel vulcano. Il mio mondo parallelo, quello che solo la corsa mi regala, mi aveva completamente risucchiata a sé ed io mi godevo quello stato di “grazia” e pace interiore! Cos’altro mi ha regalato quel viaggio? La consapevolezza che sono forte, nel corpo e nella mente. Mi ha regalato quegli “anticorpi” in grado di “passare oltre” e soprattutto perdonare o ignorare chi mi ha ferita, mi ferisce o mi ferirà!
Ringrazio tutta l’organizzazione e lo staff e tutti glicoloro che hanno contribuito a regalarmi e rendere memorabile il mio viaggio,il “battesimo” sulla distanza regina e la mia SUPER MARATONA DELL’ETNA.
Grazie in modo particolare a Vito, Elena, Angela, Enzo e Alba, Michele e Antonella, Anna e Corrado, Cinzia, zio Lillo e zia Franca, la dolcissima e forte “Angelo libero”, le mie due squadra, la mia famiglia, Mirella, Leandro, Mario, Leonardo e Alfonso, Adriana e il Prof. Patanè, Alfio, e tutti coloro che erano con me e che io, involontariamente, non sto nominando…ma voisapete che ci siete!
Grazie di cuore a tutti, Giovanna Barone
Bellissimo articolo.. oltre ai complimentissimi..