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Di corsa possiamo solo vivere!

E’ inutile negarlo anzi bisogna gridarlo forte, la morte di Vincenzo Mutoli alla maratona di Palermo ha inevitabilmente finito per dare voce a tutti i così detti “detrattori della corsa”, quelli che quando ti vedono correre la domenica mattina sul ciglio della strada ti passano con le loro macchine quasi sfiorandoti, quelli che ti ridono in faccia, quelli che mentre corri ti urlano “ma chi te lo fa fare…”, “statti a casa la mattina…”. E la maggior parte di questi individui rimangono a casa la mattina mentre il pomeriggio e la sera, sono pronti a spaparanzarsi sul divano per guardarsi una “bella” partita di calcio, perché (anche questo è un mistero dei nostri tempi) tutti parlano di calcio malato, di calcio falso, di partite truccate e di “conbine” per fare vincere le squadre del potere, e poi tutti regolarmente, ma dico tutti, stanno incollati davanti allo schermo della televisione e non si perdono una partita, un commento, una moviola. Sono questi quelli che quando una domenica all’anno sono chiamati a non utilizzare l’automobile per scorazzare in città come loro solito, imprecano, bestemmiano, inveiscono, sputano contro il malcapitato podista. E la morte di Vincenzo ha dato voce a questa larga fetta di popolazione che ha saputo strumentalizzare e manipolare alla perfezione il tragico evento per farne una propria bandiera, quasi non aspettassero altro. Sbagliato, sbagliato su tutta la linea; chi corre sa bene che la corsa è vita e non è morte. Il podista è sempre un positivo e non si ferma davanti a nulla, alla pioggia, al freddo, al gran caldo, chi corre conosce bene la parola sacrificio perché non è un plurimilionario o un superstipendiato è una persona che lavora, si dedica alla famiglia, ai figli, naviga tra gioie e preoccupazioni e trova il tempo di allenarsi o semplicemente di correre solo per il piacere di farlo. E lo fa perché la corsa lo fa stare bene più dentro che fuori, lo rende di buon umore, sarà chimica, sarà quello che volete ma è una sensazione che spero tutti abbiate provato almeno una volta. E il popolo dei podisti, fortunatamente, è in grande crescita…ogni settimana in Italia migliaia di podisti si allenano, gareggiano, corrono maratone, mezze, ultramaratone, si arrampicano per sentieri impervi, fanno trail, ciaspolate, in una parola vivono…ed è molto più vivo il caro Vincenzo Mutoli di quei giornalisti che in questi giorni cavalcando il malcontento dei “detrattori della corsa” hanno scritto sermoni poveri e inconcludenti, dall’alto delle loro pance appesantite, dai loro fiati rauchi, saccenti della domenica, filosofi e stregoni allo stesso tempo, pronti a giudicare e mai ad essere giudicati, bravi a gettare benzina sull’inevitabile fuoco delle polemiche. Questo tipo di giornalisti (per fortuna sono la minoranza) sanno bene che anche la più inutile delle polemiche può fare vendere una copia di giornale in più, può aumentare i contatti di un sito. Loro non scrivono della morte di un uomo, di un padre di famiglia, scrivono della morte di un podista…di uno che corre! Di corsa invece possiamo solo vivere e questo lo sapeva anche Vincenzo che domenica mattina scarpette da running “lucidate” e canotta rossa si era presentato insieme ad altri 1500 “malati di corsa” ai nastri di partenza della maratona, felice di vivere una nuova avventura, perché, Vincenzo (lo abbiamo detto e scritto più volte) è morto mentre faceva la cosa che più amava, la corsa…ed è venuto a mancare un uomo felice e sempre sorridente anche perchè correva… perché correre è come un' emozione lunga e seducente, quando il sudore e la fatica ti scivolano via veloci e davanti la strada ti viene incontro quasi a volerti abbracciare. (Michele Amato)





Ho le lacrime agli occhi,complimenti a chi l'ha scritto!!!
Michele, condivido in pieno le tue parole!
Anche se non sono un podista, condivido le porole dell'articolo e posso testimoniare che domenica è stata comunque la festa di chi ama correre. Mi viene difficile credere che ci sia gente che possa pensare che di "corsa si muore". Si muore per tanti motivi e non perchè si corre. Domenica 18 si sono svolte in Italia 5 maratone ed hanno corso per le vie delle loro città o dei loro paesi centinaia di migliaia di persone che praticano questo sport così come, tra l'altro, avviene ogni domenica. Loro corrono per stare bene, per tenersi in forma, per il piacere di farlo ma soprattutto corrono in compagnia. Domenica ho visto 1500 persone che, a parte i cd top runner, correvano in gruppi. Tra loro c'erano quelli che si tenevano per mano, quelli che chiaccherevano di cosa avrebbero fatto nel dopo corsa, quelli che al traguardo anche se giunti trecentesimi festeggiavano perchè erano riusciti nella loro impresa. E' stata una festa dello sport "pulito" con la tragedia della morte di un uomo che correva per la passione per questo sport. Mutulo, credo, che corresse per il piacere di farlo e sicuramente non è uscito di casa per morire; già aveva avuto altre esperienze agonistiche e sicuramente non avrà fatto nulla per sforzarsi più del dovuto. Il destino, o chiamatelo come volete, ha deciso che quella fosse la sua ultima corsa. Che ben vengano le sollecitazioni da parte di organi come l'Associazione medici sportivi perchè vengano fatti maggiori controlli a tutela della salute degli sportivi. Comunque, sono io a chiedere scusa alla famiglia di Vincenzo per tutti quelli che ignorantemente hanno detto o anche pensato "ma non era meglio che si stava a casa?"
Montale ha scritto: quando sogno, sogno di essere un maratoneta. Aggiungo io se dovessi scegliere come morire vorrei morire correndo una maratona e non seduto davanti alla TV mentre guardo una partita. W la corsa Daniele
Solo un giornalismo "malato" può fare titoli in prima pagina per la morte di un maratoneta, come d'altro canto è malato il nostro Paese dove nel disinteresse generale centinaia di giovani sono dediti all'alcool ed alle droghe e fanno del sabato sera quella sì che è la vera corsa verso la morte. Il podista muore non per la corsa ma perchè è un uomo e sa che si può morire anche seduti davani alla tv. Un ricordo affettuoso a questo sfortunato maratoneta da chi, a 73 anni, corre due-tre maratone all'anno.
Bello il commento di NINNI, escluderei solo l'auspicio dei "maggiori controlli" richiesto (forse per motivi unicamente … economici ???). In Italia vengono già richiesti parecchi esami x la pratica dello sport, all'estero ho letto che ce ne sono molti di meno.
Leggo che qualcuno avrebbe scritto che "di corsa si muore"; è senz'altro un'articolo fatto da un ignorante che sicuramente non sa nemmeno nè come si scriva, nè cosa significhi, la parola "correre". Mi dispiace per lui e per tutti quegli altri c.d. "sportivi della domenica" buoni a piazzarsi davanti la televisione e farsi rincoglionire dal calcio o dall'automobilismo.