Brevi...di corsa

La scomparsa di Irene Giusino…di Michelangelo Granata

La drammatica notizia arriva a Pino Clemente da parte del figlio Corrado: «Caro Pino, solo due giorni fa ho saputo della morte di Mamma, avvenuta il 22 dicembre 2017. Il marito non ha fatto sapere nulla né a me né allo zio. Da altra fonte abbiamo appreso che è deceduta presso una casa di riposo per anziani a Misilmeri ed è stata subito cremata. Non si sa altro sulle circostanze misteriose di tutto ciò. Un saluto da Corrado».

 Scompare così Irene Giusino, nata a Palermo il 25 dicembre 1942 e dichiarata il 2 gennaio 1943, la più grande lanciatrice siciliana con Elide Riccobono, Maria Tranchina e Laura Gibilisco.

 Raccontava la stessa Giusino: «Ho frequentato il corso triennale all’Isef di Roma (dal 1961 al 1963), ho gareggiato per il Cus Roma del prof. Silvestri; convocata nei raduni nazionali a Formia ho avuto come immagine guida del lancio Adolfo Consolini. È stata un’esperienza che mi ha segnato in positivo. Dopo il diploma tornai a malincuore a Palermo dove si concretizzò la possibilità di rilevare la cattedra di Ritmica all’Isef di cui era titolare Maria Teresa Jodice, altra discobola di plastica bellezza. Di lì a breve il matrimonio con il mio allenatore, Mimmo Ferrito».

 Ancora Pino Clemente: «Correva l’anno 1956, Irene Giusino frequentava il Crispi, compagna di Rita Lombardo ed entrambe si distinguevano nel getto del peso. Io, già da allora alla ricerca dei talenti, convocai Irene per un incontro in Piazza Politeama. La ragazza, che abitava in via Polara, si presentò scortata da un giovanottone, il fratello Benito. Allenai Irene per un paio di mesi nella tenuta di Bagnasco, poi ci fu l’ingresso allo Stadio delle Palme e il colpo che fulminò Mimmo Ferrito».

 La Giusino rivelò subito delle doti eccezionali nei lanci, emergendo nel peso, ma soprattutto nel disco. Iniziò così il suo incontrastato dominio, prima siciliana in Nazionale, il peso con lei progredì in sette tappe, dal primato regionale di 10,52 della messinese Franca De Luca nel 1956, sino a 10,88 nel 1960, per arrivare a 11,64 nel 1961. Ancor di più fece nel disco, dopo la De Luca (34,02 nel 1954), nel 1959 il suo attrezzo atterrò a 34,30 e poi in altre tre tappe si spinse a 39,60, tutti record siciliani. Salì in cattedra a Palermo il 6 settembre 1959, a 17 anni non compiuti, con 40,60, primato italiano juniores che scalzava Paola Paternoster (40,01 a Roma il 14 giugno 1953. Sempre in questa stessa cronologia nazionale figura nel 1960, metro dopo metro, con 41,29 (Palermo 3 aprile) e 41,45 Messina (26 giugno), l’ultimo suo acuto di 45,38 a Palermo il 13 maggio 1962, a tutt’oggi la decima prestazione siciliana di sempre. Questo primato sarà migliorato solo nel 1967 da Roberta Grottini con 46,06 a Bari il 14 maggio 1967. In maglia azzurra con la nazionale juniores nel 1959 a Lugano (Italia-Svizzera) e cinque presenze in totale in quella assoluta nel periodo 1959-1963.

 

A tutto questo, per completare i lanci, aggiunse il primato siciliano del giavellotto, 33,58 a Palermo il 18 agosto 1960. La Giusino succede così dopo sei anni alla catanese Tania Giglio, moglie di Stefano Bonsignore, campione italiano di salto triplo e madre di Riccardo, saltatore in alto da 2,04 da allievo. Tania Giglio, allungò il giavellotto in sette tappe, da 27,43 (nel 1952) sino a 33,43 (nel 1954), quinta ai Campionati italiani Assoluti all’Olimpico il 26 settembre 1953, lo speaker la chiamò la «bimba» di Catania, aveva allora 19 anni.

 

 

 

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2 thoughts on “La scomparsa di Irene Giusino…di Michelangelo Granata”

  1. grande Irene Giusino. Di lei ho bellissimi ricordi,quando, giovanissimo, cominciai a frequentare lo stadio delle Palme.Lei, di plastica bellezza ,guardata da noi giovani sia per la sua avvenenza ma anche e soprattuto per l’impegno continuo nelle sue discipline .Uno stimolo continuo per noi a fare bene nell’attività sportiva.
    Un ricordo a memoria

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