Brevi...di corsa

Corsa contro il tempo per salvare gli arti dell’ultramaratoneta Zanda

L’atleta cagliaritano è sopravvissuto 14 ore nella foresta dello Yukon a temperature fra i 40 e i 50 gradi sottozero: all’ospedale di Aosta, l’intervento per salvargli gli arti

Dopo un volo dal Canada all’Italia è giunto ieri mattina all’Ospedale Umberto Parini di Aosta Roberto Zanda, l’atleta cagliaritano reduce dalla Yukon Artic Ultra, l’ultramaratona in solitaria, durante la quale ha riportato un congelamento di quarto grado di mani e piedi.

Zanda, atterrato all’aeroporto di Torino Caselle, è arrivato al pronto soccorso aostano e ricoverato nel reparto di chirurgia vascolare diretto da Flavio Peinetti. Di lui si sta occupando l’équipe multidisciplinare dell’ambulatorio di Medicina e neurologia di montagna coordinato da Guido Giardini, che negli ultimi anni ha trattato numerosi casi di congelamento estremo.

Tramite un consulto in telemedicina in collegamento con l’ospedale canadese di Whitehorse i sanitari aostani hanno già studiato il quadro clinico di Zanda. “Fortunatamente la terapia farmacologica è già iniziata – spiega Giardini – abbiamo già avuto modo di studiare il suo caso, ora si tratterà di prendere visione diretta della situazione”.

L’equipe di chirurghi vascolari cercherà di salvargli mani e piedi, rimasti congelati e a rischio di amputazione, dopo che Zanda, nel tentativo di ritrovare il tracciato di gara della Yukon Artic Ultra 2018, si era allontanato dalla slitta dotata di Gps per poi cadere in un fossato di neve alta sino all’ombelico: bloccato e impossibilitato a dare l’allarme all’organizzazione della gara, l’ultramaratoneta cagliaritano è entrato in ipotermia e ha rischiato di morire assiderato, sino all’arrivo dei soccorsi.

Zanda ha trascorso 17 ore anche a -50 gradi, scalzo e senza guanti. L’ultramaratoneta Roberto Zanda racconta di essersi salvato dopo aver raduntato le forze ed esseri “attaccato agli affetti e alla fede”. “E’ stata la determinazione che ho da ‘sardo doc’ a farmi arrivare al traguardo della vita – aggiunge Zanda – la determinazione di rappresentare un popolo e anche l’attaccamento alla vita; c’e’ stato un momento in cui mi sono lasciato andare e poi ho deciso di rialzarmi da quel tepore che mi stava avvolgendo e di andare, scalzo, a cercare i soccorsi”.

foto fb

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