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Luisa Balsamo e Susy Olvback: impronte pesanti al Tor

Si è concluso il Tor de Geants 2016. Sabato scorso gli ultimi due finisher, un italiano e una spagnola, hanno tagliato insieme il traguardo di Courmayer alle 15.55, cinque minuti prima della scadenza del tempo massimo di 150 ore. Supportata da una macchina organizzativa perfetta – oltre 2000 addetti tra guide alpine professioniste, gestori dei rifugi, medici e personale sanitario  e alle centinaia di addetti alle mansioni di conforto, logistico, fisico, alimentare e psicologico –  si è conclusa la settima edizione che è stata considerata, all’unanimità dagli addetti ai lavori, la migliore in assoluto.

Praticamente tutta la Val d’Aosta, non solo i 770 atleti, ha partecipato a quella che è la sua tor16_day01_courmayeur_start_ph_neyroz_giorgio_augusto_5ng_2005manifestazione sportiva più importante dell’anno, quello che viene considerato l’endurance trail più duro del mondo. Da quello che si legge nei commenti, la gente non ha fatto mancare il sostegno agli atleti solo con un semplice sorriso o una pacca sulla spalla o anche incitandoli con la propria presenza lungo il percorso. Una corsa di resistenza, lunghissima, che attraversa 32 comuni, sfiancante, adatta a chi ha gambe ma soprattutto testa. Un percorso massacrante dove la psiche ha una funzione fondamentale per resistere alla perdurante richiesta dei muscoli di fermarsi a riposare.

E poi per resistere al sonno, altro problema di non poco conto da affrontare per tanti concorrenti. Del resto è scritto nel regolamento, al Tor si partecipa in regime di “semi-auto sufficienza: “ …… La semi-autosufficienza è definita come la capacità ad essere autonomi tra due punti di ristoro, riferita alla sicurezza, all’alimentazione ed all’equipaggiamento, permettendo cosi’ di adattarsi ai problemi riscontrati o prevedibili (brutto tempo, fastidi fisici, ferite ecc)…”.  Da Courmayer a Courmayer, 330 km con in mezzo sei basi vita da attraversare, dove gli atleti trovano ristoro e si riposano e dove vengono registrati, obbligatoriamente, anche quelli che vogliono saltare la sosta, sia in ingresso che in uscita. Questo è il Tor.

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Quattro siciliani e una svedese “naturalizzata” siciliana hanno partecipato a questa edizione. Cominciamo dalle due donne che hanno portato a termine la gara: Luisa Balsamo, la Regina dell’Ultra Trail nostrano. Il suo palmares parla chiaro. Luisa ha partecipato ai più importanti Ultra Trail del mondo, “Dalle Alpi alle Piramidi” , dall’Ultra Trail du Mont Blanc 166 km, al Grand Raid du Sahara in Mauritania, una corsa a tappe di 250 Km che l’ha vista vincitrice assoluta, con in mezzo un Titolo Italiano di categoria nella 100 Km del Passatore nel 2006, cinque partecipazioni alla Marathon de Sable nel deserto del Sahara in Marocco. Due prestigiose vittorie nel 2009; prima assoluta all’ Ecomaratona delle Madonie e prima assoluta al Lavaredo Ultratrail 63 Km nelle Dolomiti e prima di categoria all’Etna Trail 2015. Oltre alle numerose maratone e maratonine in tutta Europa. Luisa ha concluso il Tor in 118 ore al 12° posto tra le donne (le cronache sportive parlano del miglior Tor disputato dalla Balsamo nella sua carriera).

Susy Olvback, svedese di Cefalù, recente vincitrice dell’ Ultra Trail dell’Etna, 94 km in unica tirata sino in cima al vulcano più alto d’Europa con Dislivello 4800 D+. Prima di categoria all’Ecomaratona delle Madonie 2016. Assidua partecipante ai circuiti di Trail Siciliani ed “esodiente” nell’ endurance trail valdostano. Ha concluso il Tor in 138h e 43min al 30° posto tra le donne.

Alisia Calderone: Psicologa palermitana, anch’essa assidua partecipante ai circuiti Trail siciliani, si è fermata al Km 200 per problemi ad un ginocchio.

Ferdinando Hardouin: come Luisa Balsamo è uno dei massimi esponenti, in Sicilia, dell’endurance 14322520_1074779072570667_4161393974192272487_nmaschile. Anche il suo Palmares è di tutto rispetto e anche lui passa con disinvoltura dai 106 Km del Cro Magnon sulle Alpi Marittime alla Desert Cup in Giordania, alla Maratona del deserto in Libia (4 tappe da 42 Km nel Sahara libico), alle cinque partecipazioni alla Marathon de Sable, alla Diagonale dei Pazzi del Grand Raid dell’Isola di Reunion (150 km in unica tirata). Purtroppo nonostante la sua grande esperienza, ha dovuto abbandonare al 260 Km, per problemi allo stomaco. Nelle gare di endurance alcune volte il fisico, nonostante sia allenato, reagisce in maniera bizzarra. Bisogna accettare anche questo.

Pippo Ruggeri: (ovvero quando la “sfiga” è dietro l’angolo) ormai mancavano solo pochissimi chilometri alla meta, ma la dea bendata si girata dall’altra parte. Pippo è caduto sull’ultima lunga discesa che dal Malatrà porta a Courmayer. Ha battuto il capo e i medici di soccorso hanno consigliato il ricovero per accertamenti. Mancavano meno di 10 km.

tor16_day04_courmayeur_finish_bosatelli_ph_neyroz_giorgio_5ng_7425Noi tutti che abbiamo seguito il Tor dal salotto di casa, non possiamo fare altro che complimentarci con tutti e ringraziarli per le emozioni che ci hanno trasmesso.

Non è facile capire quali siano le motivazioni che spingono un essere umano ad affrontare simili prove, a sottoporsi a mesi di estenuanti allenamenti. È una sfida con se stessi, col proprio corpo, ma soprattutto con la propria mente. Ognuno trova nel profondo del proprio io le motivazioni necessarie. Concludiamo con la riflessione di Luisa Balsamo nel racconto della sua ultima TransOmania 2014: “…Ho corso per tutti voi , per me e per i miei figli ma soprattutto per darmi tante risposte che ho trovato lungo il cammino.”

di Ferruccio Bono

Foto Stefano Jantet/ Giorgio Neyroz

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