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Affrontate le paure e superatele. Intervista a Daniela Rovetto

daniela rovettoSi chiama Daniela Rovetto. E’ una bellissima donna, piccolina di statura, bionda, sempre sorridente. Presente ad ogni manifestazione, è impossibile non riconoscerla o notarla. Nel mondo del podismo amatoriale è conosciuta come la “Signora Evvaiiiii”. La forza, la positività, l’allegria e la solarità che la contraddistinguono, la rendono un personaggio e una donna amata ed apprezzata da tutti nell’ambiente sportivo: dagli atleti, ai tecnici, ai dirigenti, agli organizzatori e anche dal pubblico che la incontra per la prima volta e che, sistematicamente, viene coinvolto, emotivamente e attivamente, nelle sue azioni di incoraggiamento agli atleti stessi.
Daniela è un’Atleta (nda). Il suo numero di pettorale in gara è l’insieme, la raccolta, di tutti quelli assegnati ad ogni singolo atleta presente. Lei corre con il cuore e con la sua voce, perché una patologia, la schlerosi multipla, le impedisce di correre fisicamente, e non solo, come tutti gli altri. Quella voce, il suo tifo scatenato ed unico, è l’esternazione e l’atto della sua corsa. È l’incitamento e il suo modo di volere e potere stare accanto ad ogni atleta, dal primo all’ultimo, dall’inizio alla fine della manifestazione.
L’affetto e la stima di tutti è il premio che la pone sul podio d’onore, così come c’è sempre un
posto, riservato per lei, sotto l’arco durante la gara.
Attraverso l’intervista che ha rilasciato in esclusiva per i lettori di SiciliaRunning, scopriamo quanto sia forte e senza limiti il suo modo essere, il suo amore per la vita e per la corsa, il suo legame con il marito, Carmelo, e con gli amici. La sua storia diventa spunto di riflessione per ognuno di noi; un messaggio di speranza, di positività, di altruismo, di capacità di resistere e vincere paure e momenti difficili, grazie anche alla forte fede che ha in Dio.

Ciao Daniela,
Gli atleti attribuiscono alla corsa, al running, diversi valori e significati, così come diverse possono essere le motivazioni che ci spingono a gareggiare, a viaggiare per chilometri da un lato all’altro della Sicilia per raggiungere il luogo della gara. Cosa vuol dire per te, che sei presente sempre come supporter per tutti, partecipare?
Partecipare ad una gara è un modo, bello e sano, per scaricare tutte quelle tensioni che ognuno di noi accumula durante la settimana per motivi e situazioni differenti. Inoltre mi permette di incontrare tutte quelle persone, gli amici, che con l’occasione condividono la stessa passione ed amore per la corsa. È meraviglioso incontrare sempre persone diverse che ti arricchiscono profondamente. Queste sono tra le motivazioni principali che mi spingono, anche se con sacrifici, a partecipare ed essere presente alle gare.

Tu sei per tanti un punto di riferimento ed esempio di forza, volontà e positività. Dove trovi questa grinta, forza e solarità?
Io sono una persona estremamente positiva; lo sono sempre stata. Questa grande forza è in me e io no ho la presunzione di dire “è solo mia”; questo perché sono convinta che ci sia Qualcuno accanto a me, che mi protegge e mi dà sempre tanta forza. Nei momenti in cui io ho tribolato mi sono rivolta a Lui; è una forza più grande di me, e la tribolazione è durata pochissimo; ho trovato poi la spinta per andare avanti. Mi piace, amo, condividere con gli altri questa mia positività; anzi voglio condividerla con gli altri perché è questa la mia forza.

Tuo marito, Carmelo, gareggia. Lui è il tuo primo sostenitore e fan. Di cosa parlate prima e dopo una gara?
Prima della gara lo sostengo ed incoraggio. Gli dico: “Fatti la tua gara. Hai intenzione di migliorarti sul tempo di gara?”. La sua risposta è di perplessità e dubbio. A quel punto continuo dicendogli “ricorda sempre, ogni gara va come deve andare; tu mettici il tuo, il resto verrà da sé”. Dopo la gara gli dico “bravo, sei un grande”.
Il lottare, con le gambe e con la testa, è il nostro comune denominatore. È un elemento che ci lega e ci appartiene. Crederci è la chiave per riuscire.

C’è una manifestazione che per le emozioni che ti ha regalato non potrai mai dimenticare?
Si. È una manifestazione che si è svolta a Palermo nel 2014, lo scorso anno. In quell’occasione mio marito e la sua ex squadra sono arrivati al traguardo, mano nella mano, uno accanto all’altro. È stata l’unica volta. Questo era uno dei desideri più grandi di Carmelo e realizzarlo lo ha reso felice. Per me è stata una gioia ed emozione così grande da farmi commuovere. Le sue gioie sono le mie gioie, le sue emozioni sono le mie emozioni. Quel giorno lui ha corano un sogno.

Cosa ti piace e cosa invece non “tolleri” (se esiste) nel mondo del podismo amatoriale?
Mi piace il condividere la passione per la corsa, l’essere e stare tutti insieme. Ciò che non mi piace è quel pizzico di invidia che si nota in alcuni atleti. In queste gare si deve lottare non contro l’altro ma contro se stessi. La gara è, deve essere, condivisione; è aiutarsi senza distinzione di maglia societaria, età, altro.

Il calore ed affetto dei podisti nei tuoi confronti è evidente e forte. A causa della tua salute non puoi gareggiare ma con il tuo tifo è come se corressi con noi. Come vivi una gara da spettatrice attiva?
Io vivo la gara in maniera meravigliosa. Con la voce e con la mente è come se corressi con voi, con le mie gambe. La mia gratificazione è data dal vostro affetto e non servono parole. L’affetto che mi dimostrate è reciproco e mi ripaga di tutto. Per questo motivo non mi sento limitata nella corsa. Quando correte è come se io corressi con voi. Sono stata accusata di vivere di “luce riflessa” ma, non è così. Io vivo quel momento come voi, con le stesse emozioni.

…come ti vedi nella veste di “portavoce” di speranza, di forza e di combattività per tutti coloro che vivono la tua stessa condizione di salute?
Non mi considero malata. Riesco, anche se non è facile e con molti sacrifici, a vivere una vita normale.
Quando mi è stata diagnosticata la malattia, si pensava a due prognosi: tumore al cervello o schlerosi multipla. Era la seconda!
Mi reputo fortunata, perché la mia patologia mi dà tempo e la ricerca va avanti e sta facendo tanti passi avanti. Questo è importante. È vero mi sto sottoponendo a tante terapie, ma, ribadisco, la ricerca va avanti e questo mi dà coraggio e deve dare coraggio e speranza a tutti. Gli effetti collaterali sono tanti e spesso devastanti, brutti, ma riesco a “tamponare” il dolore e vado avanti. Vivo la mia patologia con serenità e positività, senza arrendermi.
Vorrei dire a chi ha la mia stessa patologia di pensare a chi ha patologie o problemi di salute più gravi e che non lasciano posto ad un futuro.
Non bisogna ritenersi malati ma pensare di avere problemi di salute un po’ più importanti di altri e confidare nella ricerca che sta facendo progressi. Incrociamo le dita e diciamo “… e vaiiiiii”.

Come racconteresti la tua vita, la tua malattia, agli altri, per far conoscere, sensibilizzare e dare speranza?
A quanto già detto prima, posso aggiungere che quando mi hanno diagnosticato la schlerosi multipla ho ringraziato Dio dicendo: “ho molto più tempo davanti a me rispetto ad altri”. Non ho mai pensato a dire “perché a me si e a un altro no”. Inoltre, ho aggiunto alle mie preghiere un ringraziamento per aver scelto me e non qualcun altro della mia famiglia, proprio perché mi sento forte del mio modo di essere, della mia positività e Fede. Le malattie non le scegliamo, se vengono si affrontano e si va avanti. La vita è bella e ci offre tante belle situazioni ed occasioni da vivere. La corsa, per esempio, mi ha fatto conoscere tante persone belle che mi arricchiscono ad ogni incontro. Non serve arrabbiarsi contro il mondo. Il mondo non ha colpa per il tuo problema di salute.

Com’è cambiata la tua vita dopo che ti hanno diagnosticato la malattia?
Prima lavoravo, ero una persona dinamica e attiva; mi definivano un “frullatore”. Piano piano ho dovuto rallentare e frenare con i ritmi della mia quotidianità. La mia personalità è cambiata; ho sempre donato agli altri, ho sempre voluto bene agli altri ora ho imparato a volermi bene.
Dopo il 2009 non camminavo più. Lì ho capito che per continuare ad essere presente e a disposizione degli altri, dovevo pensare anche a me stessa e volermi bene per continuare a dare. Se non mi volessi bene, se non mi prendessi cura di me, non potrei prendermi cura degli altri.

Ultima domanda, come da tradizione nelle mie interviste, ti chiedo di lasciare un messaggio, un pensiero, liberamente, ai lettori di SiciliaRunning.
Cari lettori, Daniela Rovetto è una persona positiva e con la sua positività è riuscita a fare tante cose. Vi auguro questo: abbiate forza, positività, andate avanti e credeteci sempre…tutto sarà più semplice. Affrontate le paure e superatele. Le paure non esistono. Noi non siamo soli. Sorridete e … evvaiiiiiiiii!!!!!

Articolo, intervista e copertina grafica: Giovanna Barone

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