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Il Vento in Faccia: in handbike per correre incontro alla vita

Fino a poco tempo fa per un disabile  era praticamente impossibile svolgere attività fisica e sportiva. Oggi grazie alle nuove tecnologie ed ai nuovi materiali che ci offre la scienza vi è stata una netta inversione di tendenza ed è sempre più frequente incontrare disabili che praticano sport a livelli più che accettabili se non addirittura competitivi anche con i normodotati, vedi Oscar Pistorius  il sudafricano  amputato alle gambe, che grazie alle protesi di carbonio ha “rischiato” di qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino.   Ma vi è anche stata una notevole evoluzione culturale che ha fatto cadere determinati pregiudizi che portavano la persona disabile (fisica o mentale) al limite, o quasi, dell’emarginazione.

Rametta e Campanella

L’ ingresso nel mondo dello sport oltre a migliorare la forma fisica e l’esaltazione delle proprie capacità, consente all’ atleta disabile la socializzazione  e  il miglioramento dell’autostima, traendo da ciò, oltre che benefici fisici,  anche notevoli giovamenti psicologici.

Recentemente ho incontrato allo Stadio delle Palme Salvo Campanella, atleta del Marathon Monreale che, l’anno scorso, a causa di un grave incidente sul lavoro ha perso la funzionalità degli arti inferiori.  Superato, non senza difficoltà,  il tremendo impatto psicologico con l’aiuto principalmente della sua bellissima famiglia e degli amici del Marathon Monreale, Salvo si è ritrovato in un mondo a lui sconosciuto nel quale sta cercando di integrarsi  al meglio. Insieme al suo amico Stefano Rametta, anch’esso in handbike li incontriamo spesso nelle nostre gare. Con la sua handbike, Salvo, è diventato uno dei maggiori testimonial dello Sport Paralimpico in Sicilia.  «Ferruccio ho fondato una società sportiva», mi ha detto entusiasta subito dopo esserci salutati, «si chiama “Asd Il vento in faccia”»« Salvo sono felicissimo e conoscendoti sono sicuro che “Il vento in faccia” avrà un futuro radioso». E così chiacchierando “ho approfittato” della sua compagnia per fare qualche domanda sul mondo H a noi sconosciuto e Salvo, sempre con quel suo bel sorriso sulle labbra,  mi ha esposto i quotidiani problemi che hanno gli atleti disabili per praticare sport.

Campanella 2

Salvo cosa ti ha spinto a fondare una società sportiva per disabili?    

L’amore per lo sport in ogni sua forma e perché in Sicilia ancora nessuno aveva intrapreso questa disciplina a seri livelli. Qualcuno, non molto tempo fa, aveva provato a Siracusa ma solo qualche passeggiata. Io punto molto in alto il mio obbiettivo sono le Paralimpiadi di Pechino 2016 e con Stefano Rametta sono sicuro di potercela fare è più entusiasta di me.

 

Perché l’hai chiamata “il vento in faccia” ?

Perché è la prima e la più bella sensazione che da bambino provai quando per la prima volta andai in bici. È  una sensazione bellissima il vento che ti accarezza la faccia o te la “taglia” quando vai più forte. Non basterebbe un libro per raccontare tutte le sensazioni che provo quando vado in hand, ma in una sola parola io dico a tutti i superabili «i limiti stanno nelle vostre teste non nel vostro corpo».

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Come fate ad allenarvi su strada? Sai che a Palermo c’è una pista di kart in viale dell’olimpo?

“Qui a Palermo, non c’è un posto dove possiamo allenarci e andare su strada è molto rischioso. C’è il pericolo di essere travolti dalle auto. Quando decidiamo di allenarci su strada abbiamo sempre bisogno di qualche amico che ci scorta. In altre regioni italiane, più sensibili a questi problemi, esistono già le piste su asfalto per l’avviamento al ciclismo, create in zone periferiche, che possano essere sfruttate anche da atleti che si allenano su wheelchair e su handbike. Conosco benissimo il karetodromo di viale dell’Olimpo, ma per i nostri allenamenti non è adatto. Avremmo bisogno di un percorso con dei falsi piani con pendenze del 2-3% e di una lunghezza minima di 3 KM con un bel rettilineo e delle curve non molto chiuse qualcosina esiste gia a Torretta, anche se ci sono delle pendenze elevate, nella pista gestita dall’architetto Ragusa nella quale io ho avuto modo di allenarmi e di trovare nell’architetto una splendida persona che mi ha subito aperto le porte e messo a disposizione tutto quello che mi serviva senza chiedere  nulla in cambio.

Quali sono i principali problemi degli atleti disabili?

Oltre ai problemi legati alla mancanza di location per gli allenamenti il nostro principale problema è il mezzo che ha un costo esageratamente elevato. Se tu consideri che una buona bicicletta da corsa costa intorno ai 4000 euro, una handbike costa 16000 quattro volte il costo di una bici da corsa, perché la handbike non viene considerata come una bicicletta ma come una carrozzina e quindi ausilio sanitario. Gli ausili sanitari rientrano nel tariffario nazionale delle ASL e quindi i prezzi non seguono il mercato ma sono legati ad altre dinamiche di mercato che conosciamo tutti…    

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Che cosa ti proponi di fare e chi coinvolgere per ottenere quello per cui stai lottando?

Per adesso i miei propositi sono quelli di essere presente nelle manifestazioni podistiche e ciclistiche in tutto il territorio regionale la dove le condizioni del tracciato e gli enti organizzativi c’è lo consentono con l’obbiettivo di prendere parte l’anno prossimo al Grand Prix regionale di maratonine e di maratone. Io e Stefano abbiamo già deciso di partecipare al giro d’Italia in handbike (campionato italiano 2014) e ho già dato l’ok per la candidatura a ospitare una tappa del giro a Palermo sperando che la nostra amministrazione ce lo consenta. Penso di coinvolgere quante più persone possibili a partire dai politici, associazioni di medici, qualche imprenditore che ci possa dare un sostegno per il giro d’Italia e tutta l’opinione pubblica. Il mio obbiettivo principale non è diventare ricco o famoso, ma è quello di tirare fuori dalle case le persone disabili invitandole e incoraggiandole a fare sport perché lo sport è vita, e nello sport una persona disabile migliora la sua condizione di salute. Se una persona sta bene non grava sulla spesa della pubblica sanita e trasforma un disabile in una risorsa e non in un peso per la società. In altre parole in un superabile! Naturalmente il tutto sarà fatto con la massima trasparenza. Concludo dicendo che molti in questi giorni mi dicono che sono un esempio da seguire, che sto facendo cose incredibili. Io sto solo cercando di creare un bel movimento. Io vi dico: ragazzi grazie di tutto ma io alla fine non sto facendo nulla di cosi pazzesco, sto solo continuando a CORRERE!!!!!   

In bocca al lupo Salvo e ricordati che puoi sempre contare sui tuoi fratelli Runners!  (fe.bo)

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3 thoughts on “Il Vento in Faccia: in handbike per correre incontro alla vita”

  1. Ciao Salvo, ci siamo conosciuti a Casaboli…dove, come ben saprai, si è svolto per la prima volta un trail che mi è piaciuto sotto tutti gli aspetti…anche se imperversava un tempo di…lupi!!! Mi fa piacere incontrarti qui, leggere del tuo sprint, la tua voglia di sentire sempre e comunque “il vento in faccia” che in maniera molto sottile si traduce in un soffio di vita…Interessante l’intervista che hai rilasciato a Ferruccio, persona veramente speciale, il quale ha suonato un “tasto” delicato con la sensibilità di sempre; l’idea di fondare una società per disabili in un contesto come il nostro è arduo…ma io ti auguro tutto il bene possibile, che tu possa realizzare e condividere gli obiettivi che ti sei prefissato!! Un caro saluto 🙂

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